Massimiliano Belingheri riflette sul futuro del factoring e del suo rapporto con le imprese in Italia
Massimiliano Belingheri è il nuovo Presidente di Assifact, eletto nel corso dell’ultima assemblea tenutasi il 27 di giugno. Lo abbiamo incontrato per ragionare sugli obiettivi che l’Associazione e, in generale, il settore del factoring dovranno porsi nell’imminente futuro
Da neopresidente di Assifact, quali sono le sfide che intende portare avanti?
Continueremo nella direzione che l’Associazione ha tracciato in questi anni, durante i quali Assifact si è ingaggiata molto con i suoi associati, è stata in grado di seguire attivamente gli sviluppi normativi e di crescere insieme al settore, impegnandosi in attività importanti di formazione e di aggiornamento e contribuendo vigorosamente alla diffusione della conoscenza del prodotto factoring presso le imprese. Per questo vorrei ringraziare il mio predecessore, Fausto Galmarini, e tutte le persone che lavorano in seno all’Associazione. Siamo su una buona strada e continueremo a percorrerla.
Come vede il futuro del factoring, un settore che in Italia, nel 2022, ha registrato un giro di affari di quasi 290 miliardi di euro?
Il settore ha prospettive molto positive. In un momento di transizione del ciclo economico come quello attuale il factoring è uno strumento importantissimo, perché facilita alle imprese l’accesso al credito, attraverso una modalità estremamente flessibile. Si tratta di uno strumento utilizzato ancora poco rispetto al suo potenziale.
Guardiamo inoltre con grandi aspettative al processo di riforme avviato con Next Generation EU e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), auspicando anche alcuni interventi normativi in grado di semplificare l’accesso al credito per le imprese.
Quali interventi sono necessari, secondo lei, per concretizzare il potenziale ancora inutilizzato del settore?
Il factoring ha avuto una forte spinta innovativa e tecnologica negli ultimi anni, che ha reso il prodotto ancora più vicino alle imprese, soprattutto alle PMI. Soffre, tuttavia, ancora la presenza di alcune normative che limitano la possibilità di finanziare le imprese attraverso lo smobilizzo dei crediti commerciali.
In particolare, un tema di grande rilievo è quello dell’opponibilità della cessione alla liquidazione giudiziale del cedente, riconosciuta dalla legge 52/91 ma con una complessità che penalizza il factoring rispetto alle operazioni di cartolarizzazione.
I termini per la revocatoria, infatti, sono ridotti alla metà per queste ultime, e sono invece rimasti invariati, e quindi addirittura peggiorativi rispetto alla riforma del Codice della Crisi d’impresa, per l’operazione di factoring. La durata più lunga del “periodo sospetto” rende più rischioso per la società di factoring sostenere le imprese che stanno attraversando periodi di tensione finanziaria, acutizzando pertanto la difficoltà di accesso al credito a breve termine.
Inoltre, il richiamo del criterio soggettivo per la verifica dello stato di conoscenza della situazione di insolvenza del cedente – in aggiunta al criterio oggettivo di verifica di eventuali comportamenti lesivi del patrimonio del cedente – indebolisce ulteriormente la possibilità della società di factoring di intervenire a sostegno della continuità operativa delle imprese in crisi temporanea.
Di fronte a questi temi l’Associazione chiede quindi di ridurre anche per il factoring la durata del periodo sospetto e riconoscere la neutralità della cessione rispetto alla procedura della crisi.
Un secondo aspetto è la presenza di obblighi che sono un retaggio di modalità operative vetuste. Per esempio le cessioni dei crediti vantati verso la Pubblica Amministrazione richiedono la forma dell’atto pubblico e della scrittura privata autenticata con notifica a mezzo ufficiale giudiziario, in un mondo che procede invece spedito nella digitalizzazione.
Infine, è paradossale l’applicazione delle regole di classificazione delle esposizioni deteriorate per i prestiti anche ai crediti commerciali, soprattutto in Paesi con lente abitudini di pagamento.
Una delle maggiori sfide che la società nel suo complesso deve affrontare oggi è quella dello sviluppo economico, sociale e ambientale equilibrato ossia dello sviluppo sostenibile. Quali sono i progetti dell’Associazione?
Certamente i temi connessi all’integrazione nei processi aziendali, di governance e di controllo, dei rischi climatici e ambientali e dei rischi di transizione rappresentano per i prossimi esercizi uno dei fronti di maggiore impegno, come anche le iniziative per favorire lo sviluppo e la finanza sostenibile.
L’Associazione ha già intrapreso il percorso della sostenibilità, sia a livello interno sia in termini di progetti per il settore, e le attività sono in continua evoluzione: dal monitoraggio delle normative alla valorizzazione del ruolo che il factoring può svolgere nel processo di transizione, alle iniziative formative alle indagini di settore su ESG, diversity e inclusione.
È una sfida che il settore sta raccogliendo e a cui intende dare un concreto contributo.