Manifattura e factoring in Lombardia

Analizzando i dati forniti da Banca d’Italia e da Assifact, si nota una stretta correlazione tra gli andamenti dell’industria manifatturiera e del settore del factoring. La struttura e l’andamento dell’attività manifatturiera condizionano infatti i finanziamenti concessi dalle società di factoring, e l’andamento dell’attività di factoring condiziona quello dell’industria manifatturiera, rappresentando per quest’ultima una fonte finanziaria storicamente espansiva sia in termini assoluti sia in termini relativi

A fine giugno Banca d’Italia ha presentato il rapporto annuale 2023 sull’andamento dell’economia in Lombardia, che mi ha interessato soprattutto nella parte riguardante l’industria manifatturiera la quale, nonostante varie crisi subite negli ultimi vent’anni, vi rappresenta ancora quote molto significative del Pil e dell’occupazione con un fatturato annuo di oltre 1.150 milioni di euro. Tale settore è peraltro molto importante anche per il mondo del factoring, che in Lombardia ritrova più o meno un terzo del numero totale delle imprese italiane che lo utilizzano e del turn-over nazionale, il quale ultimo è pari a circa 290 miliardi di euro, cioè circa il 14% del nostro Pil.

I dati di Banca d’Italia e quelli sul factoring forniti da Assifact dimostrano quindi l’esistenza di una sempre più stretta correlazione tra le due variabili indagate.
La struttura e l’andamento dell’attività manifatturiera condizionano infatti nel bene e nel male i finanziamenti concessi dalle società di factoring e anche i loro rischi e la struttura e l’andamento dell’attività di factoring condizionano quelli dell’industria manifatturiera, rappresentando per quest’ultima una fonte finanziaria storicamente espansiva sia in termini assoluti sia in termini relativi.

Queste considerazioni ci dicono che l’andamento del settore condiziona l’intero sviluppo economico regionale e anche quello del factoring che lo sostiene e va quindi analizzato con molta attenzione. I segnali che provengono dal rapporto di Banca d’Italia potrebbero comunque sembrare al proposito contrastanti e quindi forieri di conclusioni incerte, mentre credo che si confermino a vicenda e che suscitino ipotesi piuttosto chiare.
Da un lato, infatti, l’andamento dell’industria manifatturiera lombarda mostra qualche segno di debolezza. Dopo due anni di rapida espansione, infatti, l’attività dell’intero settore industriale lombardo nel 2023 si è leggermente contratta e anche quella della manifattura ha ristagnato ed è scesa seppur di poco anche nel primo trimestre 2024. Per la fine di quest’anno, tuttavia, si prevede comunque un leggero recupero sia per le vendite sia per la ricostituzione delle scorte di magazzino. Nello stesso periodo si dovrebbero mantenere gli utili del 2023, che sono stati elevati e che hanno permesso una riduzione dei debiti bancari anche utilizzando le risorse liquide accumulate durante la pandemia e aumentando le emissioni obbligazionarie. Buona dovrebbe mantenersi anche la situazione dell’occupazione, nonostante che si stiano ponendo seri problemi nell’acquisizione di nuova manodopera.

Gli aspetti più positivi, specie per i probabili effetti sul futuro sviluppo della manifattura in Lombardia, riguardano i loro investimenti, che hanno continuato ad aumentare. Particolarmente importanti sono quelli nelle tecnologie più avanzate, come l’accesso da remoto alle informazioni tramite il cloud computing e l’interconnessione dei processi. Di grande rilievo sono stati e continuano ad essere anche gli interventi dell’industria manifatturiera lombarda miranti a migliorare l’efficienza energetica e ad aumentare l’utilizzo e la produzione di fonti energetiche rinnovabili.

Nel complesso mi sembra quindi che le notizie sulla struttura e sul funzionamento delle imprese lombarde impegnate nel settore siano buone e questo non deve solo tranquillizzare le società di factoring bensì le più ampie problematiche dello sviluppo economico e sociale della regione.
Il problema è importantissimo, soprattutto perché il ruolo dell’industria manifatturiera in questo contesto è essenziale. È peraltro positivo riscontrare che anche in quasi tutti gli altri paesi europei e specie nelle loro regioni più avanzate con le quali si confronta la Lombardia tale industria sta finalmente ritornando ad espandersi. Per contro, nei paesi asiatici, che si pensava avrebbero sostituito le industrie di quel settore nei nostri paesi, le quali parevano destinate a ridursi, lo sviluppo della manifattura si è pressoché arrestato e questa non brilla più come un tempo.
La reazione della manifattura in Europa è stata quindi molto importante anche perché, a dispetto di quanti la pensano diversamente, il futuro dell’economia lombarda sarà ancora per molti anni legato ad essa, essendo un’attività che sappiamo fare veramente bene. Non vi è nessun altro settore in cui possiamo vantare nei riguardi del resto del mondo un vantaggio competitivo come quello che possiamo avere nel comparto manifatturiero, nonostante che esso sia stato parzialmente compromesso dal generale rilassamento della nostra economia e della nostra società.

Si spera dunque che le positive tendenze prima accennate possano proseguire ed addirittura accentuarsi, ciò che comporta una selezione delle produzioni in cui potremmo continuare ad avere un vantaggio competitivo e che dovrà privilegiare la fascia più alta dei mercati realizzando una variazione delle modalità di utilizzo delle risorse destinate ad usi produttivi, passando da modelli lineari a modelli circolari che le utilizzano meglio riducendo gli sprechi e valorizzando le opportunità, un nuovo approccio alla finanza contando sempre meno sui tradizionali prestiti bancari e sempre più sui mezzi propri, sui prestiti obbligazionari e su fonti alternative, come il factoring che ho ricordato in precedenza e che potrebbe ricevere da tutto questo un forte impulso per continuare e rafforzare il suo sviluppo.

Un posto a parte per ottenere i risultati attesi spetta infine ad un più elastico mercato del lavoro ad un più equo trattamento fiscale e ad una minor burocratizzazione dell’ambito in cui le imprese manifatturiere, in verità come pure le altre, si trovano quotidianamente a confronto per risolvere problemi della più varia natura.
Ho fatto tutte queste considerazioni con specifico riferimento alla Lombardia, ma sono convinto che esse siano, mutatis mutandis, valide anche a livello nazionale e che pertanto assumano un’importanza ancora maggiore. Sarà quindi bene che la politica industriale del nostro paese, che continua ad essere poco chiara e precisa e molto poco incisiva, ne tenga conto in nome di quell’interesse nazionale che tutti predicano, ma che ben pochi perseguono e tutelano veramente.