L’intermediazione finanziaria non bancaria nella relazione della Banca d’Italia
La crescita dell’economia globale nel 2019 è scesa al 2,9 per cento, risentendo delle persistenti tensioni commerciali internazionali e dei timori relativi alle modalità di uscita del Regno Unito dall’Unione europea (Brexit).
In Italia, il PIL ha decelerato, registrando una crescita dello 0,3 per cento. Gli investimenti sono aumentati decisamente meno rispetto al 2018, frenati dall’incertezza diffusasi tra le imprese a seguito del rallentamento dell’economia globale e delle persistenti tensioni protezionistiche. I prestiti alle imprese sono scesi a causa della bassa domanda di finanziamenti connessa con l’indebolimento della congiuntura.
Dopo il diffondersi dell’epidemia, il quadro per il 2020 è oggi profondamente cambiato.
La pandemia di Covid-19 sta determinando una contrazione dell’attività economica le cui implicazioni di medio lungo periodo sono difficili da prevedere a causa dell’incertezza circa la sua evoluzione in Italia e nel mondo.
<h3>La struttura dell’intermediazione finanziaria</h3>
Nel primo semestre del 2019 si è concluso il processo di riforma del settore delle BCC. La riforma del credito cooperativo ha modificato in misura rilevante la struttura del sistema bancario, che alla fine del 2019 comprendeva 55 gruppi bancari e 98 banche individuali, 229 in meno rispetto a un anno prima. Le succursali di banche estere erano 80. Ai 12 gruppi significativi era riconducibile oltre l’80 per cento delle attività complessive del sistema.
Nel 2019 il numero di sportelli è sceso del 4,3 per cento. L’utilizzo di canali digitali riveste un ruolo crescente nell’interazione con la clientela.
In base ai risultati di una indagine di Banca d’Italia condotta nel primo semestre del 2019 su un campione di 120 banche, nel quadriennio 2017-2020 gli investimenti del sistema bancario per l’innovazione tecnologica applicata all’offerta di servizi finanziari (FinTech) sarebbero pari a 620 milioni. Le banche investirebbero risorse cospicue in progetti per lo sfruttamento dei big data, delle tecnologie per lo sviluppo di piattaforme digitali, del cloud e dell’intelligenza artificiale. La digitalizzazione dei servizi finanziari consente di ampliare l’offerta e di migliorare la redditività anche attraverso la riduzione dei costi di produzione e distribuzione dei servizi e la realizzazione di economie di scala.
Gli intermediari finanziari non bancari sono attivi principalmente nei servizi di finanziamento alle imprese (factoring, leasing e concessione di garanzie), nel credito al consumo e nell’acquisto e gestione di crediti; nell’anno sono stati autorizzati 9 intermediari finanziari.
Impieghi, redditività, rischi e patrimonio
Nel 2019 i prestiti delle banche italiane sono diminuiti dello 0,5 per cento. La flessione interrompe una fase di moderata crescita iniziata nel 2016.
I prestiti alle imprese si sono contratti dell’1,8 per cento. La flessione si è intensificata nel corso dell’anno, a causa della debole domanda indotta dal rallentamento ciclico; è stata maggiore per le imprese delle costruzioni e dei servizi e per quelle più rischiose.
I prestiti bancari in bonis alle piccole imprese hanno subito un calo, mentre sono leggermente aumentati quelli alle aziende di maggiore dimensione.
Nel 2019 il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto al totale dei crediti è sceso all’1,2 per cento, un valore molto contenuto nel confronto storico e inferiore di quasi un punto percentuale rispetto alla fine del 2007, prima della doppia recessione del periodo 2008-2013. Negli ultimi anni la minore rischiosità media dei prestiti ha beneficiato della ripresa, per quanto moderata, dell’attività economica, dei bassi tassi di interesse e di una maggiore selettività degli intermediari nell’eroga-zione dei prestiti.
È proseguita nell’anno la riduzione della consistenza dei crediti deteriorati. Le vendite sono state pari a 31 miliardi; rispetto al 2018 sono cresciute soprattutto le cessioni di posizioni classificate come inadempienze probabili (salite da 5 a 8 miliardi). Negli ultimi anni la cessione di crediti deteriorati da parte delle banche italiane è stata molto ingente, in risposta alle sollecitazioni sia delle autorità di vigilanza sia del mercato. Alla fine del 2019 i crediti deteriorati al netto delle rettifiche di valore ammontavano a 70 miliardi, il 22 per cento in meno rispetto all’anno precedente; la loro incidenza sul totale dei crediti è scesa dal 4,3 al 3,3 per cento.
Nel 2019 gli impieghi degli intermediari creditizi non bancari operanti nei segmenti del credito al consumo e della cessione del quinto (dello stipendio o della pensione) sono aumentati dell’8 e del 17 per cento rispettivamente, a 27 e 8 miliardi, mentre quelli delle società di leasing e di factoring sono diminuiti complessivamente del 6 per cento, a 83 miliardi. È proseguito il miglioramento della qualità del credito. L’incidenza dei finanziamenti deteriorati sul totale di quelli concessi dal complesso di questi intermediari è scesa di 2,4 punti percentuali, all’8 per cento, al lordo delle rettifiche di valore. La riduzione delle attività ponderate per il rischio e l’incremento dei fondi propri hanno favorito il rafforzamento patrimoniale. Il rapporto tra patrimonio di vigilanza e attività ponderate per il rischio è aumentato di 2 punti percentuali, al 13,3 per cento. L’ammontare delle garanzie rilasciate dai confidi iscritti nell’albo unico è cresciuto del 3,8 per cento, a 7 miliardi. Le posizioni deteriorate complessive sul totale delle garanzie rilasciate erano pari al 29,6 per cento (30,2 nel 2018). Il rapporto tra patrimonio di vigilanza e attività ponderate per il rischio è rimasto sostanzialmente stabile, al 27,4 per cento.
Nel 2019 i prestiti concessi da banche e società finanziarie alle imprese sono diminuiti dell’1,7 per cento. Il calo è stato marcato nel comparto immobiliare e ha interessato anche aziende di grande dimensione. Il rafforzamento delle condizioni finanziarie delle imprese e i criteri piuttosto selettivi di offerta del credito da parte degli intermediari si sono riflessi in una notevole riduzione della quota dei prestiti erogati alle aziende classificate come più rischiose (dal 38 al 14 per cento tra il 2007 e il 2019). Anche a parità di rischiosità, tra il 2012 e il 2019 l’andamento dei finanziamenti alle piccole imprese è stato peggiore di quello complessivo, riflettendo un irrigidimento delle politiche di offerta del credito nei loro confronti.
Nel 2019 è proseguita la diversificazione delle fonti di finanziamento delle imprese italiane. L’utilizzo di canali di finanziamento innovativi è in espansione, seppure partendo da livelli iniziali minimi. La cessione di fatture commerciali tramite un portale digitale (invoice trading) ha registrato i tassi di crescita più elevati. Sulla base dei dati del Politecnico di Milano, il valore delle risorse smobilizzate attraverso le nuove piattaforme di invoice trading, pari a 940 milioni nei dodici mesi terminati a giugno del 2019, è quasi raddoppiato su base annua. Il ricorso a prestiti diretti da parte di fondi specializzati (direct lending), sia pure in graduale aumento, è ancora limitato. Nel complesso il volume dei finanziamenti raccolti attraverso canali innovativi resta piuttosto contenuto.
I controlli sugli intermediari finanziari non bancari
Alla fine del 2019 erano iscritti nei relativi albi 159 società di gestione del risparmio (SGR), 32 società di investimento a capitale fisso (Sicaf), 69 società di intermediazione mobiliare (SIM), 11 gruppi di SIM, 202 intermediari finanziari, 39 IP43, 8 Imel. Erano inoltre censiti 13 operatori del microcredito, 34 società fiduciarie, 548 operatori professionali in oro e 274 confidi minori.
Il ciclo SREP 2019 ha evidenziato una scarsa redditività del settore degli intermediari finanziari non bancari e difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi strategici, soprattutto in presenza di carenze nella governance; i fondi propri sono risultati in generale adeguati a coprire i rischi assunti: nel complesso si è collocato in area sfavorevole il 43 per cento dei giudizi. Nel comparto degli intermediari specializzati in cartolarizzazione (servicers) e crediti deteriorati (bad finance), spesso le strutture aziendali non risultano adeguate alla crescita dei volumi e della complessità operativa. La situazione tecnica dei confidi continua a risentire della debolezza del modello di business, anche in considerazione delle difficoltà delle PMI. La Banca d’Italia ha avviato un approfondimento ad ampio spettro per acquisire una visione complessiva del comparto dei servicers, valutare eventuali iniziative per ampliare l’informativa di vigilanza e vagliare i livelli di efficacia dell’attività di recupero.
Nel corso del 2019 sono stati adottati oltre 600 provvedimenti nei confronti di gestori, OICR, SIM, intermediari finanziari, IP e Imel. Si è trattato per lo più di variazioni degli assetti proprietari e di modifiche dell’operatività, oltre che dell’esame di comunicazioni preventive di esternalizzazione di importanti funzioni operative.
L’Istituto ha condotto 65 ispezioni su intermediari finanziari non bancari (tav. 6.6); di queste, 35 sono state dirette da personale delle Filiali presso SGR, SIM e altri intermediari di dimensioni contenute. Con riguardo agli altri intermediari − rappresentati principalmente da società finanziarie − le ispezioni hanno fatto emergere in taluni casi carenze nel sistema di governo e controllo, nonché criticità nella gestione dei rischi operativi e di reputazione.
I controlli in materia di trasparenza e correttezza
L’attività di controllo a distanza in materia di trasparenza delle condizioni contrattuali e di correttezza nei rapporti con la clientela ha dato origine nel 2019 a 46 incontri con gli esponenti aziendali e a 61 lettere di intervento, interessando nel complesso 80 intermediari. Sono state anche condotte verifiche ispettive presso le direzioni generali, sia nell’ambito di ispezioni ad ampio spettro sia attraverso ispezioni mirate alla verifica del rispetto della normativa di trasparenza (in 6 casi); sono stati inoltre svolti 111 accessi presso gli sportelli di 6 banche, talvolta abbinati alle ispezioni presso le direzioni generali, e un accesso presso la succursale italiana di un intermediario comunitario.
Le principali criticità riscontrate sono riconducibili a debolezze degli assetti organizzativi e procedurali, anomalie riguardanti le norme in materia di remunerazione degli affidamenti e degli sconfinamenti, incoerenza tra le condizioni applicate e quelle pubblicizzate o contrattualizzate, gestione delle estinzioni anticipate dei finanziamenti contro cessione del quinto. Nei casi di addebito alla clientela di oneri non dovuti – su impulso della Banca d’Italia – gli intermediari hanno rimborsato ai clienti un importo complessivo di 225 milioni di euro.
Sono state condotte due campagne ispettive tematiche. La prima ha riguardato intermediari attivi nella cessione del quinto51: gli accessi hanno verificato il rispetto della normativa e la convergenza delle prassi degli intermediari a quelle conformi alle regole di settore individuate dalla Vigilanza. La seconda campagna ha avuto per oggetto l’analisi del processo di valutazione del merito creditizio nell’ottica della tutela della clientela, al fine di evitare fenomeni di sovraindebitamento.
I controlli in materia di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo
Per i controlli in materia antiriciclaggio nel 2019 si sono tenuti 45 incontri con gli esponenti aziendali e sono state inviate 110 lettere. È stata analizzata una vasta gamma di fonti informative: l’esercizio di autovalutazione dell’esposizione ai rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo (89 documenti); le relazioni della funzione antiriciclaggio o di altre funzioni di controllo interno (325); le comunicazioni inviate dagli organi di controllo (7) e quelle provenienti dall’Autorità giudiziaria e dalle altre autorità competenti (70).
Nell’anno sono stati condotti 16 accertamenti mirati su antiriciclaggio nonché verifiche presso 110 sportelli bancari. Il rispetto degli obblighi previsti dalla disciplina di settore viene di norma valutato anche nel corso di controlli ispettivi ad ampio spettro. In un caso, a seguito dell’accertamento ispettivo, la Banca d’Italia ha disposto il blocco dell’operatività per gravi violazioni antiriciclaggio. Lo scambio informativo e la cooperazione tra la vigilanza prudenziale e quella antiriciclaggio sono stati intensi. Il patrimonio informativo raccolto e le valuta-zioni effettuate nell’esercizio dei controlli antiriciclaggio sono messi a disposizione delle unità responsabili dell’istruttoria dei procedimenti connessi con variazioni degli assetti proprietari, partecipativi, organizzativi o operativi, arricchendone le analisi (154 riferimenti forniti nell’anno).
L’innovazione finanziaria
La Banca d’Italia segue con attenzione, anche per i profili riguardanti la vigilanza, la rivoluzione digitale in atto che incide profondamente sull’offerta di servizi finanziari, sui modelli e sulle strategie di business degli intermediari. Nel 2019 l’Istituto ha costituito una task force di coordinamento dedicata all’analisi e al monitoraggio del FinTech; l’iniziativa si affianca al Canale FinTech, aperto nel 2017 come punto di contatto con gli operatori che offrono sul territorio nazionale servizi finanziari e di pagamento basati su tecnologie innovative. La Banca partecipa ai tavoli, nazionali e inter-nazionali, contribuendo all’identificazione dei rischi derivanti dall’innovazione e dei fattori che potrebbero ostacolarne lo sviluppo; in particolare il Comitato FinTech presso il MEF, istituito con il DL 34/2019 (decreto “crescita”), ha elaborato una proposta di sandbox regolamentare italiano, la cui consultazione si è chiusa il 31 marzo 2020.
Per dare piena attuazione al modello basato sulla condivisione di dati bancari tra i diversi operatori dell’ecosistema finanziario (open banking), la Banca d’Italia ha valutato i requisiti delle interfacce sviluppate con tecnologie specifiche (application programming interface, API) predisposte ai fini del colloquio con le terze parti. L’analisi ha consentito di apprezzare l’affidabilità e le funzionalità di tali interfacce e di esonerare gli intermediari dalla realizzazione dell’interfaccia di emergenza (fall-back solution).
(Estratto dalla Relazione annuale e relazione sulla gestione e sulle attività della Banca d’Italia, 29 maggio 2020)