Banca d’Italia: l’intermediazione creditizia non bancaria nel 2022

Nel 2022 si sono lievemente ridotti i prestiti bancari ricevuti dalle imprese. Sono invece tornati a crescere a ritmo sostenuto i finanziamenti da parte di società finanziarie, sospinti da un forte aumento delle anticipazioni concesse dal comparto del factoring

Il rialzo dei tassi ufficiali avviato nello scorso mese di luglio in risposta all’aumento dell’inflazione ha notevolmente influenzato l’operatività degli intermediari creditizi.

L’attività delle banche è stata inoltre condizionata da uno scenario macroeconomico caratterizzato da una crescita debole e da un livello elevato di incertezza, anche per il perdurare del conflitto in Ucraina.

Nel 2022, a fronte di un’invarianza del credito complessivo, si sono lievemente ridotti i prestiti bancari ricevuti dalle imprese; il calo è proseguito nei primi mesi dell’anno in corso. La contrazione ha riguardato le aziende più rischiose ed è stata maggiore per quelle operanti nei servizi immobiliari. Sono invece tornati a crescere a ritmo sostenuto i finanziamenti da parte di società finanziarie, sospinti da un forte aumento delle anticipazioni concesse dal comparto del factoring.

Il debole andamento dei prestiti bancari ha riflesso soprattutto il progressivo inasprimento dei criteri di offerta. Circa un terzo delle imprese intervistate nell’indagine Invind ha segnalato un peggioramento nelle condizioni di accesso al credito, riconducibile in particolare al crescente costo dei finanziamenti.

L’orientamento restrittivo della politica monetaria si è tradotto in un incremento generalizzato del costo del credito.

Il flusso di nuovi crediti deteriorati in rapporto a quelli in bonis si è lievemente ridotto. Il volume delle cessioni di crediti deteriorati si è mantenuto alto, contribuendo a portare l’incidenza di questi prestiti sul totale dei finanziamenti su un valore in linea con quello medio dei paesi dell’area dell’euro.

La redditività delle banche è migliorata, portandosi sui livelli più elevati dall’avvio della crisi finanziaria globale; vi ha contributo principalmente la crescita del margine di interesse e, in misura minore, il calo delle rettifiche di valore sui prestiti.

Nei primi mesi del 2023 le tensioni sui mercati finanziari internazionali conseguenti alla crisi di alcuni intermediari negli Stati Uniti e in Svizzera non hanno avuto un impatto di rilievo sulle banche italiane. Il rafforzamento dei bilanci conseguito negli ultimi anni ha accresciuto significativamente la loro resilienza rispetto ai passati episodi di crisi.

Sono proseguite le azioni degli intermediari per allineare le metodologie di valutazione e gestione dei rischi climatici alle aspettative di vigilanza. In prospettiva questi approcci potranno beneficiare della più ampia disponibilità di informazioni di sostenibilità da parte delle imprese basate su standard comuni europei.

La crescente diffusione delle tecnologie digitali richiede alle banche di aumentare gli investimenti in infrastrutture informatiche per adeguarsi ai mutamenti in corso nel mercato dei servizi finanziari e far fronte ai rischi cibernetici, anche in collaborazione con società non finanziarie esterne ai gruppi.

La struttura dell’intermediazione finanziaria

Alla fine del 2022 il sistema bancario italiano era composto da 139 intermediari (2 in meno del 2021), ripartiti tra 53 gruppi e 86 banche individuali; queste ultime comprendevano 39 banche di credito cooperativo (BCC) non appartenenti a gruppi, 36 società per azioni e 11 banche popolari. I gruppi classificati come significativi (significant institutions, SI) nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico (Single Supervisory Mechanism, SSM) erano 12, uno in più rispetto al 2021 a seguito dell’ingresso di Mediolanum e Fineco, i cui attivi hanno superato stabilmente la soglia dei 30 miliardi di euro, e della fusione di Banca Carige con BPER Banca. Ai gruppi significativi era riconducibile oltre l’80% del totale degli attivi del sistema.

Le banche hanno proseguito nella riorganizzazione della rete degli sportelli e dei canali di distribuzione: nel 2022 il numero dei dipendenti è diminuito di circa l’1%, per effetto della ristrutturazione di un grande intermediario, mentre quello degli sportelli è sceso del 3%; nell’ultimo decennio il calo è stato del 14 e del 36%, rispettivamente.

Alla fine del 2022 erano iscritti nei relativi albi: 174 società di gestione del risparmio (SGR), 61 società di investimento a capitale fisso (Sicaf), 71 imprese di investimento – di cui 61 società di intermediazione mobiliare (SIM) italiane, 8 extra UE e 2 imprese di investimento di classe 1 autorizzate in altri stati UE con succursale in Italia–, 9 gruppi di SIM, 195 intermediari finanziari, 50 IP, 10 Imel. Erano inoltre censiti: 13 operatori del microcredito, 33 società fiduciarie, 627 operatori professionali in oro. I 50 IP comprendono anche 6 ibridi finanziari (ossia intermediari finanziari, già iscritti nel relativo albo, autorizzati a prestare servizi di pagamento a valere su patrimoni destinati) e 3 prestatori del servizio di informazione sui conti (account information service providers, AISP), istituti di pagamento iscritti in una sezione speciale dell’albo previsto dall’art. 114-septies del TUB.

Nell’ambito delle attività sugli intermediari finanziari, che sono attivi soprattutto nei servizi di finanziamento a famiglie e imprese (factoring, leasing, erogazione di garanzie, credito al consumo, prestito su pegno), nell’acquisto e nella gestione di crediti deteriorati (bad finance) e nel circuito delle cartolarizzazioni (servicers), la Banca d’Italia ha autorizzato 3 nuovi soggetti e ne ha cancellati 7 dall’albo. A uno degli intermediari cancellati è stata revocata l’autorizzazione e 6 sono stati oggetto di operazioni di incorporazione.

Impieghi, redditività, rischi e patrimonio

Nel 2022 i prestiti delle banche alla clientela residente sono saliti dell’1,8%, una crescita lievemente inferiore a quella dell’anno precedente. I prestiti hanno iniziato a decelerare dal secondo semestre, in concomitanza con i rialzi dei tassi di interesse decisi dalla Banca centrale europea.

I prestiti alle imprese nel 2022 si sono contratti dello 0,5%. L’aumento del costo del credito e le ridotte necessità di finanziamenti per finalità di investimento hanno inciso negativamente sulla domanda e sono stati solo in parte controbilanciati dalla maggiore richiesta di credito per soddisfare il fabbisogno di capitale circolante. Allo stesso tempo una più elevata percezione del rischio e una minore disponibilità a tollerarlo da parte degli intermediari hanno determinato un inasprimento delle condizioni di offerta.

Secondo i risultati dell’ultima indagine regionale sul credito bancario (Regional Bank Lending Survey) condotta dalle Filiali della Banca d’Italia, circa la metà degli intermediari ritiene che il rischio climatico assuma rilevanza nel processo di erogazione di credito alle imprese.

Nel 2022 il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto alla consistenza di quelli in bonis è sceso all’1% (dall’1,2 nel 2021). Il calo dell’indicatore è dovuto alla diminuzione sia per i finanziamenti alle famiglie sia per quelli alle imprese.

È proseguita la riduzione anche delle consistenze dei crediti deteriorati, realizzata soprattutto attraverso operazioni di cessione per circa 20 miliardi.

Alla fine del 2022 l’incidenza dei finanziamenti in bonis per i quali le banche hanno rilevato un significativo incremento del rischio di credito (cui segue il passaggio dallo stadio 1 allo stadio 2 della classificazione prevista dal principio contabile IFRS 9) sul totale dei prestiti verso il settore privato non finanziario era pari al 12,8%; il dato, in flessione di 1,8 punti percentuali rispetto alla fine del 2021, era ancora superiore ai valori osservati prima della pandemia (10,4% a dicembre del 2019).

Nel 2022 la redditività delle banche italiane è aumentata: il rendimento annualizzato del capitale e delle riserve (return on equity, ROE), al netto delle componenti straordinarie, è salito dal 6,0 all’8,7%, il valore più elevato dal 2008. La redditività è stata sostenuta dalla crescita del margine di interesse e da rettifiche di valore sui prestiti particolarmente contenute.

Nel 2022 il capitale di migliore qualità (common equity tier 1, CET1) delle banche italiane è salito al 15,3% degli attivi ponderati per il rischio (risk weighted assets, RWA). L’aumento è riconducibile alla rilevante riduzione degli RWA, connessa con la diminuzione delle attività complessive, che ha più che compensato la flessione del capitale di migliore qualità.

 

Nel 2022 è proseguita la crescita degli impieghi degli intermediari creditizi non bancari. Nei comparti del leasing e del factoring le attività sono aumentate del 3%, a 81 miliardi.

La qualità del credito è lievemente migliorata: al lordo delle rettifiche di valore l’incidenza dei finanziamenti deteriorati sul totale si è ridotta di 0,6 punti percentuali rispetto al 2021, al 4,4%.

Il valore delle operazioni di cartolarizzazione gestite dagli intermediari finanziari iscritti nell’albo ex art. 106 del Testo unico bancario (TUB) nel comparto delle attività di riscossione dei prestiti ceduti e di svolgimento dei servizi di cassa e di pagamento (servicing) è salito del 5%. La quota di mercato del complesso delle operazioni di cartolarizzazione relativa a questi intermediari è rimasta stabile nel confronto con quella delle banche (rispettivamente 47% e 53%).

La redditività degli intermediari creditizi non bancari è nel complesso aumentata. Il risultato di esercizio è cresciuto a un miliardo di euro, più del doppio del 2021, grazie all’incremento del margine di intermediazione (5,2%) e al dimezzamento del costo legato al rischio di credito, dovuto al forte miglioramento del saldo tra rettifiche e riprese di valore sui crediti. Il rapporto tra i fondi propri e le attività ponderate per il rischio (total capital ratio) è leggermente sceso, dal 16,4 al 15,9%, a causa dell’incremento delle attività; rimane ben superiore al requisito previsto dalla normativa (6%).

I controlli sugli intermediari finanziari non bancari

Nel 2022 la vigilanza prudenziale sulle banche e sugli altri intermediari si è sviluppata a partire dalle priorità individuate nell’ambito della pianificazione strategica delle attività. Il piano per la vigilanza muove dall’analisi dei rischi cui sono esposti gli intermediari alla luce dell’evoluzione del contesto macroeconomico e fornisce una prospettiva unitaria e integrata delle attività. Nello specifico il piano per la vigilanza ha riguardato le seguenti aree prioritarie: rischio di credito; rischio informatico e nuove tecnologie applicate alla finanza; rischio climatico e finanza sostenibile; redditività e sostenibilità dei modelli di business; assetti organizzativi e governance; rischio di riciclaggio e di finanziamento al terrorismo.

Nel 2022 la Banca d’Italia ha continuato a rivolgere particolare attenzione ai rischi e alle opportunità legati all’utilizzo delle tecnologie informatiche nella finanza. Accanto al monitoraggio dei rischi tipici in materia informatica e cibernetica, sono state considerate: (a) le ricadute dell’innovazione tecnologica sui modelli operativi; (b) le esigenze di adeguamento della regolamentazione e delle metodologie di supervisione; (c) i risvolti dell’utilizzo delle tecnologie informatiche per la stessa attività di vigilanza (SupTech).

Il rischio climatico rappresenta una nuova sfida per i supervisori e per gli intermediari. Nel 2022 l’attività della Banca d’Italia, in linea con gli sviluppi a livello internazionale, ha avuto come obiettivi la verifica e l’accrescimento della consapevolezza dei soggetti vigilati sulle opportunità e sui rischi legati alle tematiche ambientali, nonché l’aggiornamento delle connesse metodologie di vigilanza.

La Banca d’Italia ha contributo a un’indagine tematica disposta dalla BCE che, per le banche italiane significative, ha rilevato: un’accresciuta consapevolezza dei possibili impatti dei rischi climatici sulla sostenibilità prospettica dell’operatività aziendale; un certo ritardo nell’attuare concrete iniziative; margini di miglioramento nelle metodologie impiegate. L’Istituto, anche per verificare il grado di allineamento alle aspettative di vigilanza emanate ad aprile del 2022, ha esteso l’indagine a un campione di intermediari vigilati a livello nazionale (21 banche meno significative) e ha promosso un’analoga iniziativa per 86 intermediari non bancari. A conclusione delle indagini sono state pubblicate due comunicazioni con le quali si sollecita l’adozione di piani di azione per migliorare l’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie aziendali e nei sistemi di governo e controllo. Gli approfondimenti indicano inoltre che la disponibilità e la qualità di dati climatici per finalità gestionali e di rendicontazione presentano margini di miglioramento.

 

Nel 2022 sono state condotte 3.753 azioni di vigilanza sugli intermediari finanziari non bancari. Per il ciclo SREP 2022 le analisi di benchmarking sono state estese a un campione di intermediari finanziari non bancari di maggiore dimensione o con aspetti di problematicità.

A conclusione del ciclo SREP 2022, il 58% delle società si è collocato in area favorevole. In quasi tutti i comparti gli intermediari finanziari presentano una redditività modesta, spesso conseguenza degli effetti economici legati alla pandemia; sono state rilevate anche debolezze nel governo aziendale e nei presidi dei rischi operativi. Il patrimonio appare generalmente adeguato a coprire i rischi assunti.

Nel corso del 2022 sono stati adottati 643 provvedimenti nei confronti degli intermediari non bancari, riguardanti in particolare gli assetti proprietari, le modifiche dell’operatività e le esternalizzazioni di funzioni operative importanti.

L’Istituto ha condotto 48 ispezioni su intermediari finanziari non bancari. Le ispezioni hanno rilevato per gli altri intermediari finanziari non bancari (ndr: intermediari diversi da gestori di OICR, SGR, SIM) carenze negli assetti di governo e controllo, nonché nei presidi dei rischi di credito e di non conformità.

Nel 2022 è stata anche avviata una campagna su alcuni servicers di cartolarizzazione che ha rilevato alcune debolezze negli assetti di governo, organizzativi e di controllo, anche con riguardo alla predisposizione dei piani di recupero dei crediti cartolarizzati e al loro aggiornamento nel continuo.

I controlli in materia di trasparenza e correttezza

Le attività di controllo sui comportamenti degli intermediari vengono pianificate tenendo conto dell’evoluzione del contesto macroeconomico e del sistema finanziario, delle novità del quadro normativo, degli esiti dell’ordinaria attività di vigilanza di tutela, degli esposti della clientela, delle segnalazioni delle associazioni dei consumatori e dei ricorsi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), nonché alle evidenze provenienti da altre funzioni della Banca o da altre autorità.

Nell’anno sono stati svolti 91 incontri con esponenti aziendali e sono state inoltrate 96 lettere di intervento. Le interlocuzioni hanno riguardato 104 banche e altre istituzioni finanziarie, alle quali è stato chiesto di rimuovere le anomalie rilevate e di completare le azioni di rimedio già avviate. Su impulso della Banca d’Italia, nei casi di addebito alla clientela di oneri non dovuti gli intermediari hanno rimborsato ai clienti un importo complessivo di 95 milioni di euro.

L’attività ispettiva si è svolta attraverso verifiche condotte presso le direzioni generali, con accertamenti a spettro esteso oppure dedicati al rispetto della normativa di trasparenza (in 6 casi); sono stati eseguiti 58 accessi presso gli sportelli di 6 intermediari.

È stata inoltre condotta una campagna ispettiva che ha coinvolto 5 banche sul tema delle operazioni di pagamento contestate dai clienti per assenza di autorizzazione o errata esecuzione (disconoscimenti).

Sono state poi effettuate verifiche a distanza sui siti internet degli operatori, in considerazione dell’ampia diffusione di questo canale di dialogo con la clientela; l’analisi ha coinvolto 13 operatori con lo scopo di valutare il rispetto della normativa in tema di correttezza, completezza e comprensibilità delle informazioni veicolate e la coerenza tra il canale comunicativo utilizzato e la modalità di presentazione delle informazioni. In esito all’attività di controllo 12 intermediari sono stati invitati a migliorare la chiarezza delle informazioni presenti sul sito, integrandone se necessario il contenuto, e a eliminare le anomalie riscontrate.

I controlli in materia di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo

A giugno del 2022 è divenuta operativa la nuova Unità di Supervisione e normativa antiriciclaggio, posta alle dirette dipendenze del Direttorio. L’Unità accorpa i compiti di vigilanza e di regolamentazione sul contrasto al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo (anti-money laundering / combating the financing of terrorism, AML / CFT), in precedenza svolti da diverse strutture della Banca.

Nel 2022 sono stati effettuati 128 incontri con esponenti aziendali e inviate 166 lettere con richieste di chiarimenti o di interventi. In particolare, sono stati oggetto di analisi e successiva richiesta di precisazioni: (a) i risultati dell’esercizio di autovalutazione degli intermediari sull’esposizione ai rischi AML; (b) le relazioni della funzione antiriciclaggio o di altre funzioni di controllo interno; (c) le comunicazioni degli organi di controllo e dell’Autorità giudiziaria, nonché di altre autorità competenti; (d) le informazioni scambiate con le strutture preposte alla vigilanza prudenziale.

Il rispetto degli obblighi previsti dalla disciplina di settore viene di norma valutato nel corso di controlli ispettivi a spettro esteso. Nel 2022 queste ispezioni sono state 54 (di cui 19 su banche). Sono stati inoltre condotti 2 accertamenti mirati riguardanti l’AML, di cui uno su una banca significativa e l’altro su una banca meno significativa, e 2 campagne tematiche per verificare l’attività di private banking e la raccolta mediante canali innovativi (ad es. piattaforme online). Le verifiche tematiche hanno interessato 10 intermediari (7 banche e 3 intermediari non bancari).

Su un campione di intermediari sono stati condotti accertamenti sui presidi di mitigazione del rischio di riciclaggio legato al processo di digital on-boarding che hanno mostrato l’esigenza di rafforzamento nell’adeguata verifica, nella collaborazione attiva e nei controlli interni.

Estratto da: Relazione annuale e relazione sulla gestione e sulle attività della Banca d’Italia, 31 maggio 2023