L’intermediazione creditizia non bancaria nella relazione 2024 della Banca d’Italia
I finanziamenti concessi da banche e società finanziarie alle imprese sono diminuiti del 3,8%. Tuttavia, nei settori della cessione del quinto dello stipendio o della pensione e del credito al consumo i finanziamenti sono cresciuti rispettivamente del 13 e dell’11% e nei comparti del leasing e del factoring sono rimasti pressoché stabili.
(Estratto della Relazione annuale e Relazione sulla gestione e sulle attività della Banca d’Italia, 31 maggio 2024)
L’attività di credito ha continuato a risentire della prolungata fase di politica monetaria restrittiva.
I finanziamenti concessi da banche e società finanziarie alle imprese sono diminuiti del 3,8%; il calo è proseguito nei mesi più recenti (-3,9% a marzo del 2024).
La contrazione dei prestiti è stata più accentuata tra le aziende più piccole e tra quelle appartenenti al settore delle attività immobiliari. L’indagine Invind segnala una flessione della domanda di credito, collegata principalmente a una variazione nella capacità di autofinanziamento.
Il rialzo dei tassi di interesse si è riflesso in una crescita dei mancati rinnovi dei finanziamenti in scadenza e delle estinzioni anticipate, in particolare per quanto riguarda i prestiti contratti durante il periodo pandemico, contribuendo al calo del credito. Le imprese che nell’ambito dell’indagine Invind hanno dichiarato di aver rimborsato anticipatamente uno o più prestiti nel 2023 affermano di averlo fatto prevalentemente attraverso una diminuzione delle scorte di liquidità.
Gli intermediari sono stati più selettivi nelle scelte di affidamento. Le difficoltà di ottenere finanziamenti bancari si sono accentuate soprattutto per le imprese più piccole.
Nonostante il rallentamento dell’economia, la redditività delle banche è ulteriormente migliorata, soprattutto per la forte espansione del margine di interesse.
Nel 2023 i prestiti alla clientela si sono significativamente ridotti, soprattutto quelli alle imprese. Le condizioni di offerta praticate dalle banche sono divenute più restrittive per effetto di un aumento del rischio percepito e di una sua minore tolleranza.
Il flusso di nuovi crediti deteriorati in rapporto a quelli in bonis è lievemente aumentato, ma nel complesso la qualità degli attivi detenuti dalle banche è rimasta pressoché invariata, anche grazie alle cessioni di quei crediti.
Prosegue il processo di trasformazione digitale del settore finanziario italiano attraverso maggiori investimenti in tecnologie innovative. La diffusione dei canali digitali favorisce l’accesso ai servizi finanziari.
L’accresciuta consapevolezza dei rischi climatici da parte degli intermediari si è riflessa nella definizione di obiettivi di decarbonizzazione che per la maggior parte delle banche riguardano le attività operative e il portafoglio prestiti.
La struttura dell’intermediazione finanziaria
Alla fine del 2023 il sistema bancario italiano era composto da 135 intermediari (4 in meno rispetto all’anno precedente), ripartiti tra 54 gruppi e 81 banche individuali. Queste ultime comprendevano 39 banche di credito cooperativo (BCC), 32 società per azioni e 10 banche popolari. Ai 12 gruppi classificati come significativi (significant institutions, SI) nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico (Single Supervisory Mechanism, SSM) era riconducibile oltre l’80% del totale degli attivi del sistema. Le banche hanno proseguito la riorganizzazione dei canali di distribuzione: nel 2023 il numero dei dipendenti è sceso di circa l’1%, quello degli sportelli del 4; nell’ultimo decennio il calo è stato del 12 e del 34%, rispettivamente.
Con riferimento agli intermediari finanziari non bancari, alla fine del 2023 erano iscritti nei relativi albi: 176 società di gestione del risparmio (SGR), 65 società di investimento a capitale fisso (Sicaf), 72 imprese di investimento – di cui 61 società di intermediazione mobiliare (SIM) italiane, 9 extra UE e 2 imprese di investimento di classe 1 autorizzate in altri Stati UE con succursale in Italia che soddisfano i requisiti previsti dall’art. 4, paragrafo 1, punto 1) lettera b), del regolamento CRR – 8 gruppi di SIM, 188 intermediari finanziari, 45 IP, 11 Imel. Erano inoltre censiti: 13 operatori del microcredito, 33 società fiduciarie, 652 operatori professionali in oro. I 45 IP comprendono anche 5 ibridi finanziari (ossia intermediari finanziari, già iscritti nel relativo albo, autorizzati a prestare servizi di pagamento a valere su patrimoni destinati) e 3 prestatori del servizio di informazione sui conti, istituti di pagamento iscritti in una sezione speciale dell’albo previsto dall’art. 114-septies TUB.
Nell’ambito delle attività sugli intermediari finanziari, che sono attivi soprattutto nei servizi di finanziamento a famiglie e imprese (factoring, leasing, erogazione di garanzie, credito al consumo, prestito su pegno), nell’acquisto e nella gestione di crediti deteriorati (bad finance) e nel circuito delle cartolarizzazioni (servicers), la Banca d’Italia non ha autorizzato nuovi soggetti e ne ha cancellati 7 dall’albo. A uno degli intermediari cancellati è stata revocata l’autorizzazione, 2 hanno richiesto la cancellazione a seguito di modifica del business, uno è stato posto in liquidazione e 3 sono stati oggetto di operazioni di incorporazione/ristrutturazione del gruppo di cui facevano parte.
Impieghi, redditività, rischi e patrimonio
Nel 2023 i prestiti delle banche alla clientela residente sono diminuiti del 3,3%; la flessione si è attenuata nei primi mesi dell’anno in corso. I prestiti alle imprese si sono contratti del 4%. La domanda ha risentito delle minori necessità di finanziamento esterno, legate al rallentamento degli investimenti e al maggiore ricorso all’autofinanziamento. Allo stesso tempo, un aumento del rischio percepito e una sua minore tolleranza hanno indotto gli intermediari a irrigidire le condizioni di offerta.
Il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto alla consistenza di quelli in bonis è appena aumentato, all’1,1% (1,0 nel 2022), in misura analoga per i finanziamenti alle famiglie e per quelli alle imprese.
È proseguita la riduzione dei crediti deteriorati, realizzata soprattutto attraverso operazioni di cessione (per circa 9 miliardi); dal 2016, quando le transazioni di questi finanziamenti hanno acquisito rilevanza, sono state effettuate vendite per circa 238 miliardi. Nel 2023 il rapporto tra l’ammontare dei crediti deteriorati e il totale dei prestiti al netto delle rettifiche è rimasto stabile, all’1,4% (al lordo delle rettifiche è sceso di 9 punti base, al 2,7).
Il rendimento annualizzato del capitale e delle riserve (return on equity, ROE) delle banche italiane è salito al 12,3% (dall’8,7 nel 2022), il valore più elevato dal 2008.
Il miglioramento della redditività è quasi interamente imputabile all’ampliamento del margine di interesse, cresciuto di oltre un terzo in prevalenza per il più alto rendimento medio dei prestiti. Quello relativo alle imprese, che rappresentavano il 43% dei crediti complessivi alla fine dello scorso anno, è salito di oltre 2 punti percentuali, al 5,1%.
Nel 2023 il capitale di migliore qualità (common equity tier 1, CET1) delle banche italiane è salito al 15,6% degli attivi ponderati per il rischio (risk weighted assets, RWA). Nel confronto con il periodo precedente la pandemia, il miglioramento complessivo della patrimonializzazione – pari a 165 punti base – è riconducibile principalmente alla rilevante riduzione degli RWA, anche per effetto dell’erogazione di prestiti garantiti dallo Stato. L’aumento di 30 punti base registrato nel corso del 2023 è in larga parte dovuto al contributo positivo degli utili non distribuiti e, in misura inferiore, della riserva patrimoniale a valere sulla redditività complessiva, salita grazie all’incremento del valore dei titoli di debito in portafoglio.
Nel 2023 è proseguita la crescita degli impieghi degli intermediari creditizi non bancari. Nei settori della cessione del quinto dello stipendio o della pensione e del credito al consumo i finanziamenti sono cresciuti rispettivamente del 13 e dell’11%, mentre nei comparti del leasing e del factoring sono rimasti pressoché stabili.
Gli intermediari creditizi non bancari detengono quote di mercato significative in ciascuno di questi comparti: 38,8% nella cessione del quinto dello stipendio o della pensione; 27,8 nel credito al consumo; 59 nel leasing e nel factoring.
La qualità del credito è migliorata: al lordo delle rettifiche di valore, l’incidenza dei finanziamenti deteriorati sul totale si è ridotta di 0,8 punti percentuali, al 3,6%.
Il valore delle operazioni di cartolarizzazione di finanziamenti bancari gestite dagli intermediari finanziari iscritti nell’albo ex art. 106 TUB nel comparto delle attività di riscossione dei prestiti ceduti e di svolgimento dei servizi di cassa e di pagamento (servicing) è sceso del 6%. La quota di mercato del complesso delle operazioni di cartolarizzazione relativa a questi intermediari è ancora stabile nel confronto con quella delle banche, al 46%.
La redditività degli intermediari creditizi non bancari si è mantenuta stabile; il rapporto tra il risultato di esercizio e il totale attivo è stato infatti di circa l’1%, in linea con il 2022. Anche il rapporto tra i fondi propri e le attività ponderate per il rischio (total capital ratio) si è confermato pressoché costante, al 13,3%.
I controlli sugli intermediari finanziari non bancari
In coerenza con le priorità indicate nel Piano strategico 2023-2025, l’azione di vigilanza è delineata a partire dall’analisi dell’evoluzione del contesto macroeconomico globale e delle priorità di supervisione del Meccanismo di vigilanza unico (Single Supervisory Mechanism, SSM), in una logica di integrazione e sinergia nella più ampia cornice normativa europea; si tiene conto delle specificità nazionali in termini di soggetti coinvolti – che includono anche gli intermediari finanziari non bancari – e di esposizione ai rischi. Alle attività di analisi e di intervento sugli intermediari vigilati nei profili di rischio rilevanti si affianca l’aggiornamento del quadro regolamentare e metodologico, attraverso il contributo ai negoziati presso le istituzioni internazionali ed europee, il recepimento nella normativa italiana primaria e secondaria e la manutenzione delle metodologie di vigilanza.
Anche alla luce della fase congiunturale, nel processo di revisione e valutazione prudenziale degli intermediari (Supervisory Review and Evaluation Process, SREP), la Banca d’Italia nel 2023 ha dato specifico rilievo ai profili di adeguatezza patrimoniale e all’affidabilità dei processi interni di verifica delle condizioni di liquidità adottati dai soggetti vigilati; sono inoltre proseguite le iniziative a supporto del buon funzionamento dei meccanismi di governance, incluse quelle volte a migliorare la qualità e la composizione degli organismi decisionali. Anche la corretta gestione dei rischi cibernetici è stata considerata essenziale, non solo per la risposta al crescente numero di attacchi informatici, divenuti più sofisticati, ma anche per la centralità che questi aspetti assumono nella fase evolutiva corrente; ampia attenzione è stata prestata alla valutazione dei presidi e delle prassi per monitorare e mitigare i rischi ambientali, sociali e di governo societario (environmental, social and governance, ESG).
Con riferimento al rischio di credito, l’attività di vigilanza si è concentrata su due aspetti: (a) il monitoraggio degli indicatori di rischiosità del portafoglio creditizio e la dismissione dei crediti deteriorati (non-performing loans, NPL), in larga parte avvenuta mediante operazioni di cartolarizzazione; (b) la verifica del mantenimento da parte dei soggetti vigilati di approcci prudenti nella politica delle rettifiche di valore e nella concessione del credito.
L’Istituto ha continuato a rivolgere particolare attenzione ai rischi e alle opportunità legate alle tecnologie informatiche.
Anche nel 2023 è stato richiesto a un campione di banche meno significative di effettuare un’autovalutazione del proprio rischio informatico. La maggiore attenzione è stata posta sull’esternalizzazione dei servizi informatici, sulla gestione e sulla qualità dei dati e su aspetti specifici della sicurezza informatica (come quelli legati all’accesso di terze parti a dati o sistemi aziendali). Seppure in crescita, è rimasto ridotto il numero di esponenti negli organi di supervisione strategica con esperienza in ambito tecnologico e informatico.
In linea con gli sviluppi in corso a livello internazionale, la Vigilanza ha avuto come obiettivo quello di promuovere l’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie, nel governo societario e nel sistema di gestione dei rischi dei soggetti vigilati.
Le attività di supervisione sui rischi climatici sono proseguite estendendo l’indagine tematica del 2022 a ulteriori 24 banche meno significative e analizzando i piani di azione prodotti dalle banche meno significative e dagli intermediari finanziari non bancari. I principali risultati sono stati condivisi con gli operatori interessati e con le associazioni di categoria e utilizzati per un aggiornamento del documento sulle buone prassi. Le evidenze raccolte nel biennio 2022-23 certificano una ormai diffusa consapevolezza del sistema bancario e finanziario sull’argomento; si rileva tuttavia un livello ancora complessivamente basso di allineamento alle aspettative, in quanto l’attuazione di gran parte dei progetti è in una fase preliminare.
Nell’anno sono state condotte 4.157 azioni di vigilanza sugli intermediari finanziari non bancari. Per il ciclo SREP 2023 le analisi approfondite di benchmarking hanno riguardato intermediari finanziari non bancari con priorità strategica o con aspetti di problematicità.
A conclusione del ciclo SREP 2023, il 56% delle società si è collocato in area favorevole. La redditività degli operatori risulta spesso modesta; sono stati rilevati aspetti di attenzione nel governo aziendale e nei presidi dei rischi operativi. La dotazione patrimoniale appare generalmente adeguata a coprire i rischi assunti.
Sono stati adottati 575 provvedimenti nei confronti degli intermediari non bancari, riguardanti in particolare gli assetti proprietari, le modifiche dell’operatività e le esternalizzazioni di funzioni operative importanti.
L’Istituto ha condotto 47 ispezioni su intermediari finanziari non bancari. Le ispezioni hanno fatto emergere per gli altri intermediari finanziari non bancari (ndr: intermediari diversi da gestori di OICR e SIM) casi di debolezza nel modello di business e nella redditività, negli assetti di governo e controllo, nonché nel presidio dei rischi operativi e di reputazione.
Nel 2023 sono pervenute all’Istituto 214 segnalazioni aziendali (195 nel 2022), di cui 9 whistleblowing. Si tratta di segnalazioni relative a violazioni normative o irregolarità di natura gestionale riscontrate presso banche, intermediari non bancari o infrastrutture di mercato.
Le segnalazioni hanno riguardato in prevalenza le banche (oltre l’86%) e temi attinenti principalmente al governo societario (61), al capitale (58) e al rischio di credito (20). Le analisi e gli approfondimenti condotti sui contenuti delle segnalazioni hanno integrato il patrimonio informativo a disposizione della Banca sugli aspetti tecnici e gestionali di alcuni intermediari vigilati.
I controlli sui comportamenti degli intermediari
La vigilanza di tutela si è concentrata sugli ambiti prioritari di volta in volta suggeriti dal contesto macroeconomico e finanziario, dalle novità del quadro regolamentare, dalle segnalazioni della clientela e delle associazioni dei consumatori, dalle evidenze delle pregresse attività di controllo, nonché dalle informazioni provenienti dalle altre funzioni della Banca d’Italia o da altre autorità.
Lo scorso anno le verifiche si sono focalizzate:
(a) sull’adeguatezza degli assetti di governance e di controllo degli intermediari;
(b) sul livello di attenzione alla tutela della clientela nello sviluppo di modelli di business innovativi;
(c) sul processo di gestione dei disconoscimenti di pagamenti non autorizzati dagli utenti;
(d) sulla qualità dell’assistenza offerta e sull’efficacia della gestione di situazioni di difficoltà finanziarie dei clienti.
Nell’anno si sono tenuti 100 incontri con esponenti aziendali e sono state inviate 147 lettere (che hanno interessato nel complesso 120 intermediari), con la richiesta di rimuovere le anomalie rilevate e di restituire alla clientela gli importi indebitamente trattenuti o non riconosciuti. Gli intermediari hanno conseguentemente restituito 32,5 milioni di euro.
Nell’ambito dell’attività ispettiva sono stati effettuati accertamenti presso le direzioni generali di 8 intermediari, mirati su specifici profili di indagine, e presso 58 sportelli di 9 operatori, incentrati sul rispetto della disciplina sui conti di pagamento.
Le attività a distanza sono state svolte attraverso 2 indagini condotte presso 15 operatori sui temi del disconoscimento di pagamenti non autorizzati e delle situazioni di difficoltà finanziaria della clientela. In continuità con gli anni precedenti, sono state inoltre effettuate verifiche sui siti internet di 19 intermediari per verificare il rispetto della normativa di trasparenza e il livello di coerenza e di fruibilità delle informazioni da parte degli utenti.
I controlli in materia di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo
L’attività di supervisione antiriciclaggio è stata potenziata attraverso una revisione degli approcci e degli strumenti di vigilanza; oltre a sviluppare il nuovo modello di analisi AML, la funzione di supervisione ha anche ampliato le proprie modalità di indagine.
Queste modalità comprendono:
(a) le analisi rivolte a un campione di intermediari, che sono funzionali a valutazioni comparative su profili innovativi o che interessano trasversalmente il mercato, nonché all’individuazione di buone prassi o alla formulazione di raccomandazioni al sistema;
(b) gli approfondimenti tematici cartolari sul singolo gruppo o intermediario, per investigare aspetti specifici rilevanti.
L’uso di questi strumenti ha previsto il coinvolgimento degli intermediari attraverso la richiesta di documentazione integrativa, l’invio di questionari e l’organizzazione di incontri dedicati, anche con associazioni di categoria.
L’attività di supervisione si svolge in forma a distanza e in forma ispettiva. La prima si basa su percorsi calibrati in funzione dei risultati restituiti dal nuovo modello di analisi dei rischi ML/TF, che vengono poi arricchiti dalle ulteriori informazioni, trasmesse dagli intermediari o raccolte presso gli stessi, oppure provenienti da fonti esterne.
Nel 2023 sono stati effettuati 224 incontri, in presenza o da remoto, e sono state inviate 197 lettere con richieste di chiarimenti o di interventi. Sono stati inoltre introdotti strumenti innovativi di analisi e approfondimento cartolare nell’ambito della supervisione AML, già da tempo in uso nel contesto prudenziale
Nel 2023 le ispezioni sono state 61, di cui 22 su banche; oltre agli accessi ispettivi aventi ad oggetto la complessiva situazione aziendale (a spettro esteso) o la verifica dello stato di realizzazione di misure correttive (di follow-up) che hanno preso in considerazione anche aspetti AML, sono stati condotti 8 accertamenti mirati riguardanti l’AML, di cui 6 su banche e 2 su SGR e istituti di moneta elettronica (Imel); è stata inoltre condotta una campagna tematica in materia di esternalizzazione che ha interessato 4 intermediari bancari.
* Estratto della Relazione annuale e Relazione sulla gestione e sulle attività della Banca d’Italia, 31 maggio 2024