Le sfide per il factoring nel 2021: business as usual o new normal?
Interviste di Diego Tavecchia
Con riferimento alla tua specifica funzione, quali impatti dal Covid e dalle misure adottate da Governi e istituzioni?
Gli impatti generati dal COVID-19 sono stati molteplici se si considerano le relazioni con i clienti (cedenti e debitori contrattualizzati) e con il mondo dei debitori ceduti le cui richieste si sostanziavano e si estrinsecano tuttora in sostegno finanziario, diretto e indiretto tramite le moratorie, in proroghe nei pagamenti e, non da ultimo, nel rilascio di garanzie a fronte del rischio di mancato pagamento delle forniture. A cui si aggiungono anche aspettative non conseguite di minori tempi di attesa nell’incasso dei crediti anche in via giudiziale. Il tutto in un contesto caratterizzato da periodi di lockdown, di chiusura temporanea delle attività, di riduzione degli ordini. A fonte di tali esigenze le misure governative sono state ampie coprendo un rilevante perimetro sia soggettivo che oggettivo, ma migliorabili, si pensi ad es. alla carenza di una moratoria nei pagamenti da parte dei debitori.
In tale contesto sono stati gli operatori bancari e finanziari a dover intervenire accordando tale sostegno alle imprese supportati anche da alcuni provvedimenti dell’istituto di vigilanza ai fini segnaletici.
Per quanto riguarda l’impatto della pandemia sulla gestione complessiva dei crediti gli aspetti da sottolineare sono a mio avviso due:
– la gestione delle richieste di moratoria sulle posizioni già in essere: la misura adottata dal Governo ha dato infatti la possibilità alle aziende di chiedere una sospensione dei rimborsi
(ad esempio per quanto riguarda i piani di rientro) sia dei pagamenti di finanziamenti rateali. Fino a questo momento l’impatto è stato quasi esclusivamente a livello operativo, ma i rischi effettivi si potranno valutare solo quando termineranno i provvedimenti governativi (non solo moratorie ma anche cassa integrazione, divieto di licenziamenti, obbligo di non ripristino del capitale, etc), quindi nel corso del 2021.
– a livello di valutazione e istruttoria di nuove operazioni ha richiesto uno sforzo maggiore di analisi e di (difficile) previsione:
si è trattato di cercare di capire quale sarebbe stato l’impatto del Covid e del collegato lockdown in funzione dei settori di appartenenza delle aziende in valutazione e di tarare sulla base di queste previsioni le decisioni se accettare o meno le nuove richieste.
L’impatto Covid sulla funzione Internal Audit ha avuto una diversa intensità in relazione al livello di infrastrutture informatiche disponibili in azienda nonché al livello di digitalizzazione presente. Lo smart working ha richiesto alle funzioni di controllo per lo svolgimento delle loro attività da remoto dei sistemi informativi affidabili ed apparati di rete sicuri.
Ecco che gli audit sulla cyber security sono diventati prioritari così come la necessità di svolgere attività di controllo su quei processi che hanno avuto un forte incremento del rischio operativo in relazione anche all’elevata manualità.
In tale nuovo contesto anche l’attività di audit legata alle frodi informatiche ha avuto una forte accelerazione. Per contrastare illeciti ed errori operativi è intervenuta anche l’Autorità di Vigilanza richiedendo alle banche ed agli intermediari finanziari un attento monitoraggio della situazione creatasi in questo contesto di pan-demia generale.
Gli impatti Covid sono al momento attutiti dalle misure governative come le moratorie e i nuovi finanziamenti garantiti.
Le Banche in particolare hanno ridistribuito le scadenze nel tempo e generato nuovi finanziamenti utilizzati dalle imprese per far fronte ai loro impegni correnti. Le istituzioni di vigilanza hanno contribuito per parte loro con provvedimenti che hanno portato a sospendere in determinate condizioni le classificazioni a default oltre a mantenere costanti i fidi ai clienti.
In questo contesto, lo scaduto dei crediti commerciali è risultato contenuto grazie alla nuova liquidità immessa nel sistema. Tuttavia le misure non sono strutturali e, come ogni soluzione emergenziale, finita l’emergenza, occorrerà vedere cosa succederà lato deterioramento del credito e ripresa della produzione e, di con-seguenza, del PIL.
Le prospettive non sono rosee, vista anche la lunga e ormai cronica perdita costante di posti di lavoro nonché di investimenti da parte delle imprese che inevitabilmente peseranno sul nuovo giorno, finito il COVID, e sull’economia in particolare.
Senza le necessarie riforme e la conseguente messa a terra di misure atte a una forte ripresa, tutto quanto fatto non basterà per riportare la crescita, seppur lieve, ai livelli precedenti al COVID.
Servirà pertanto cambiare modo di fare credito, anche perché all’orizzonte ci sono normative sempre più restrittive che porteranno inevitabilmente a rivedere i piani industriali e strategici delle istituzioni finanziarie, come ad esempio la new DoD e il calendar provisioning, dove saranno necessari nuovi processi e nuove modalità di gestione per contenere gli effetti che, ad un primo esame, sembrano essere molto pesanti.
Come sono cambiate le prospettive e le sfide per il 2021? Quali le principali criticità dal punto di vista della tua funzione?
Le sfide se si può dire sono più stimolanti: essere a fianco delle imprese a supporto della ripresa; questo aspetto che è da sempre connaturato all’attività di factoring, nell’attuale contesto si sente con maggiore rilevanza e lo sarà tanto più se vi intervenisse una fase di credit crunch. Le maggiori criticità possono essere conseguenti ad alcuni profili:
– assenza di provvedimenti normativi strutturali quali:
la previsione dell’esonero dalla revocatoria per le cessioni di credito contro corrispettivo che potrebbero dare forza al volano finanziario rappresentato dai crediti; una modifica della normativa in tema di crediti vantati verso la PA; tempi della giustizia
– incertezza sulla durata del periodo di emergenza tale da creare sfiducia negli investimenti;
– sovrapposizione di normative stringenti a livello comunitario con rilevanti impatti operativi su banche e intermediari finanziari.
A mio avviso gli effetti negativi della pandemia non li abbiamo ancora visti interamente: in questo momento le aziende italiane stanno usufruendo di una serie di sostegni che arriveranno necessariamente ad un termine.
Come accennato prima solo in quel momento si vedrà effettivamente chi sarà in grado effettivamente di ripartire e chi invece, dovendo di nuovo contare solo sulle proprie forze, non sarà in grado di proseguire.
A questo scenario, purtroppo, si aggiungeranno le novità normative (in particolare la nuova Dod) che rischiano di moltiplicare gli effetti negativi già presenti. Con queste premesse le sfide da affrontare si concentrano, da un lato, su una differente valutazione delle proposte che arrivano dall’area commerciale, selezionando adeguatamente i settori e concentrando l’attenzione sulla solidità delle controparti e sulla conseguente capacità di sopravvivere ad un periodo di crisi e dall’altro sul rafforzare per quanto possibile i segnali di early-warning per cercare di anticipare le probabili situazioni di crisi che si verificheranno.
Le sfide per il 2021 saranno rappresentate da un forte focus sui controlli soprattutto di carattere tecnologico insieme ad un’elevata abilità ad operare da remoto. Diventeranno quindi fondamentali due tipologie di conoscenze specialistiche: quelle legate ai processi di business e quelle informatiche, insieme potranno permettere l’individuazione di aree di rischio sui processi e la valutazione di soluzioni innovative.
In particolare, il contesto attuale richiederà di accelerare e rafforzare il processo di trasformazione digitale in corso al fine di restare al passo con l’evoluzione tecnologica generale garantendo il pieno allineamento con gli obiettivi di crescita dell’azienda.
Ciò permetterà di intercettare più tempestivamente le situazioni di maggiore esposizione al rischio generando anche efficienza nelle attività automatizzabili.
Infine sarà importante sensibilizzare sempre di più i propri collaboratori poiché il lavoro da remoto richiederà comportamenti differenti, più intraprendenti e verso una responsabilizzazione sempre più vicina al ruolo di advisor nell’ambito dell’organizzazione.
Le sfide per il 2021 tengono strettamente conto della visione espressa al punto precedente:
in parti-colare attenzione alle evoluzioni della normativa e del contesto economico guideranno la creazione nuove procedure, nuovi processi e nuovi prodotti, che devono tener conto delle nuove forme di finanziamento legate sempre di più a garanzie terze proprio per allentare i possibili deterioramenti.
In tutto questo occorrerà tener conto della marginalità finanziaria, sempre più compressa, da un lato da tassi che non cresceranno e da nuovi costi per assumere le necessarie garanzie.
Saper cogliere le migliori opportunità da parte delle aziende dipenderà da quanto si metterà in campo, sia lato innovazioni di processo che di prodotto, dove la concorrenza sarà sempre più attenta e l’assenza delle due componenti citate (nuovi processi e nuovi prodotti) potrebbe determinare delle ulteriori compressioni di business.