Commissioni Tecniche Assifact: Massimo Ceriani e i temi di impatto normativo contabile

Massimo Ceriani è Responsabile Amministrativo di UniCredit Factoring SpA e coordinatore della Commissione Amministrativa Assifact. A breve distanza dalla chiusura dei bilanci 2024, lo incontriamo per avere un resoconto sull’esercizio appena chiuso e un’anticipazione delle sfide normative in materia contabile che attendono il settore

Le società di factoring hanno chiuso da poco il bilancio d’esercizio. Come si è mosso il settore del factoring nel 2024 e quali fenomeni emergono in particolare dai bilanci?

Il mercato nel 2024 è rimasto sostanzialmente stabile, con una crescita complessiva dell’1% al netto degli smobilizzi dei crediti da bonus fiscali, per un totale di 290 miliardi di euro di crediti commerciali acquistati. Sono cresciuti anche dell’1,76% gli anticipi e corrispettivi erogati.
Le operazioni di Supply chain finance hanno consolidato la loro rilevanza, con un turnover complessivo pari a oltre 28 miliardi di euro e una crescita rispetto al 2023 del +0,89%. Tutto questo mantenendo una qualità del credito molto alta.

Con riferimento alle esposizioni lorde verso imprese private, la quota di crediti deteriorati rispetto al totale è pari solo al 2% e le sofferenze sono pari al 1,03%. Valori un po’ diversi emergono con riferimento alle esposizioni verso la Pubblica Amministrazione a causa dell’applicazione della normativa prudenziale concernente la definizione di default EBA ma, è bene sottolinearlo, non sono rappresentativi di un effettivo livello di maggiore deterioramento. Con il calcolo delle esposizioni scadute da oltre 90 giorni, i tempi di pagamento notoriamente lunghi del settore pubblico comportano un livello di incidenza dei crediti deteriorati vantati verso la PA decisamente più elevato e pari a oltre il 21%, non coerente rispetto all’effettivo rischio sottostante. Sul bilancio questo comporta maggiori accantonamenti e un maggiore assorbimento di capitale per gli intermediari crediti e finanziari.

Il ruolo del factoring nell’ambito del credito di filiera resta dunque importante. Quali caratteristiche ha l’operatività SCF in Italia?

L’operatività SCF pesa circa il 10% circa del turnover complessivo factoring in Italia, ed è realizzata sostanzialmente con due modalità: il reverse factoring e il confirming.

Il reverse factoring è la modalità che genera la maggioranza dei volumi (oltre 23 miliardi di euro nel 2024) e si realizza tramite accordi con le imprese capo-filiera. Il grande Buyer, impresa solida e robusta di dimensioni tipicamente elevate, stipula una convenzione o un accordo quadro con il factor per facilitare l’accesso al credito, nella forma dello smobilizzo dei crediti commerciali, da parte di fornitori selezionati. I crediti commerciali sono tipicamente gestiti su piattaforme digitali e i fornitori potranno cederli a condizioni agevolate grazie alla minore rischiosità derivante dal merito creditizio del buyer e dal riconoscimento da parte dello stesso, in quanto promotore del programma di reverse factoring, dei crediti che vengono di volta in volta ceduti.

Il confirming è la modalità di più recente diffusione in Italia ed è a forte indirizzo tecnologico-digitale. Presenta in termini di volumi una quota minoritaria (€4,16 mld €) ma mostra una crescita molto vivace, a doppia cifra nel 2024. Questa modalità operativa si basa su un accordo contrattuale tra il factor e il grande Buyer, impresa di elevato standing, attraverso il quale quest’ultimo dà mandato al factor di provvedere al pagamento a scadenza dei propri fornitori. Non necessariamente è prevista la cessione di credito ma il fornitore che avesse necessità di aumentare la propria liquidità può chiedere l’anticipo delle fatture, mediante la cessione del relativo credito.

Sebbene siano entrambe soluzioni finanziarie utilizzate per ottimizzare la gestione dei flussi di cassa con una parte attiva del debitore ceduto, si differenziano fondamentalmente per il ruolo delle parti coinvolte e la modalità di funzionamento.

In particolare, nel reverse factoring il grande Buyer fa da facilitatore, ossia attiva un canale di collaborazione con l’intermediario creditizio o finanziario per permettere ai propri fornitori di smobilizzare e finanziare più facilmente i crediti, ricevendo il pagamento anticipato delle loro fatture. Il Buyer può non essere influenzato dall’operazione. L’operazione può realizzarsi con soluzioni diverse come la gestione in massa e il riconoscimento posticipato o anticipato delle fatture.

Nel confirming, invece, l’iniziativa è avviata dal Buyer che è parte attiva dell’operazione. L’acquirente conferisce mandato di pagamento al factor perché paghi alla scadenza dei crediti i propri fornitori e, tipicamente a scadenze dilazionate concordate con il factor, pagherà la banca o l’intermediario secondo i nuovi termini concordati. L’operazione di confirming prevede sempre il riconoscimento del credito da parte del Buyer prima dell’esecuzione dei pagamenti da parte del factor. In questo caso, il fornitore è agevolato da una puntuale pianificazione dei flussi di incasso e può eventualmente beneficiare di un finanziamento, chiedendo al factor, tramite la cessione, pagamenti anticipati dei corrispettivi a condizioni favorevoli.

Questo settore operativo è o sarà interessato da evoluzioni, in particolare con riferimento ai profili normativi e contabili?

L’International Accounting Standards Board (IASB) ha introdotto nuovi requisiti di informativa per migliorare la trasparenza degli accordi di finanziamento con i fornitori e i loro effetti sulle passività, sui flussi di cassa e sull’esposizione al rischio di liquidità dell’impresa capo-filiera.
I nuovi requisiti di disclosure modificano lo IAS 7 recante il Rendiconto finanziario e lo IFRS 7 che disciplina “Strumenti finanziari: Informazioni integrative” e sono entrati in vigore per i periodi di rendicontazione annuale che iniziano il 1° gennaio 2024 o in data successiva. Quindi la prima rendicontazione chiusa con il 2024 include già le nuove modalità rappresentative.

Le modifiche richiedono al Buyer Capo filiera di fornire informazioni di dettaglio su: i termini e le condizioni degli accordi di SCF; l’importo contabile delle passività che fanno parte degli accordi, suddividendo gli importi per i quali i fornitori hanno già ricevuto il pagamento anticipato e indicando dove si trovano le passività nel bilancio; gli intervalli delle date di scadenza dei pagamenti; e le informazioni sul rischio di liquidità. Queste informazioni non sono sempre banali da predisporre e soprattutto non sono sempre nella disponibilità del debitore Capo Filiera che, come visto, può essere variamente coinvolto nell’operazione.

L’impatto delle nuove norme può essere pertanto rilevante, in termini sia operativi e gestionali che di perdita di appealing dell’operazione.

La questione pare riguardare il debitore ceduto Capo Filiera. Come sono coinvolte le società di factoring?

Alcune informazioni non sono nella disponibilità del Buyer e, pertanto, le società di factoring si stanno attrezzando per fornire i dati necessari per effettuare la disclosure ai debitori ceduti nell’ambito di operazioni SCF.

Va però evidenziato che alcune impostazioni giuridico-contrattuali e operative dell’operazione in Italia rendono più complessa l’applicazione della norma contabile e, senza opportuni chiarimenti, i dati pubblicati dai debitori rischiano di essere condizionati da differenti tipologie di impostazioni.
Per assicurare l’omogeneità delle informazioni rese trasparenti nei bilanci delle imprese che hanno in essere programmi di Supply Chain Finance, Assifact sta partecipando al Tavolo di lavoro “Disclosure delle operazioni di supplier finance” con Assirevi e Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano per definire linee interpretative condivise.

Ci sono altri importanti tematiche che impatteranno sul lavoro delle funzioni amministrative delle società di factoring nell’anno in corso?

Sicuramente le norme di disclosure ESG presentano un significativo impatto, non solo in termini operativi, per la maggiore trasparenza richiesta delle operazioni aziendali e delle implicazioni ambientali e sociali, ma anche per la valutazione dei rischi, la gestione della reputazione e le pratiche di business responsabile.

Già con il bilancio chiuso al 31/12/2024 abbiamo affrontato un ulteriore sforzo per fornire alla Capogruppo i dati per la compilazione delle nuove tavole del bilancio consolidato con informazioni sulla clientela e sui profili ESG della società. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) richiede di divulgare informazioni ancora più dettagliate sui rischi ESG, sulle politiche di sostenibilità adottate, sulle politiche di investimento e sui criteri ESG utilizzati per indirizzare i finanziamenti a favore della transizione.

Va anche citata, per il notevole impatto operativo che presenta, la nuova classificazione ATECO 2025, entrata in vigore il 1° gennaio 2025 e operativa dal 1° aprile 2025. La nuova classificazione, che coinvolge circa 3,7 milioni di imprese, prevede una ricodifica delle attività – per allineamento a NACE Statistical classification of economic activities in the European Community –, una riorganizzazione della struttura con accorpamenti per alcune voci e una maggiore granularità per alcune attività.
Ci attende quindi un ulteriore sforzo di raccordo e aggiornamento dei dati delle imprese con la nuova codicistica per la produzione del bilancio e, soprattutto, delle segnalazioni di vigilanza.