Indagine sulla sostenibilità del factoring
Pubblicata la seconda edizione dell’indagine sulla sostenibilità del factoring che evidenzia il forte impegno messo in campo dagli operatori del settore nel 2023 nel percorso di transizione e inclusione dei fattori ESG
È stata pubblicata ieri, 26 marzo 2024, la seconda indagine sulla sostenibilità del factoring, che espone i risultati aggregati della rilevazione effettuata da Assifact presso gli operatori del settore nei mesi di novembre e dicembre 2023.
La rilevazione, effettuata tramite la distribuzione di un questionario ai propri associati, esplora i principali aspetti connessi alla transizione ESG delle società di factoring – dai profili generali di organizzazione e compliance a quelli ambientali, dagli aspetti sociali e di gestione del personale a quelli di business e risk management – e propone un confronto evolutivo con i risultati della prima indagine effettuata a fine 2022.
L’obiettivo dell’indagine è quello di disporre di un’analisi di settore sui temi della sostenibilità con informazioni aggregate sullo stato di avanzamento nell’implementazione dei vari profili ESG, sulle scelte organizzative adottate, sulle prassi virtuose sviluppate, sugli indicatori ritenuti maggiormente significativi.
Nel 2023 appare evidente il forte impegno messo in campo dagli operatori del settore, con decisi passi avanti nel percorso di transizione e inclusione dei fattori ESG. Per gli operatori aderenti all’indagine, che rappresentano circa il 90% del mercato del factoring al 31 dicembre 2023 in termini di turnover, i profili di governance, organizzativi e ambientali, e gli aspetti sociali e attinenti alla gestione del personale sono quelli che mostrano i livelli più elevati di transizione, adeguamento e allineamento alle aspettative di vigilanza. L’area che presenta ancora le maggiori complessità e necessità di sviluppo è quella inerente ai profili di business e risk management.
Partendo dalla E di Environmental, quasi l’80% delle società aderenti all’indagine raccoglie e monitora i dati sulle proprie emissioni di Greenhouse Gas o intende farlo entro il 2024 e il 68% delle stesse ha messo in atto iniziative per ridurre le emissioni di carbonio, adottando varie misure di efficientamento fra cui, a titolo esemplificativo, la costruzione o la ristrutturazione delle sedi aziendali con impianti di nuova generazione e tecnologie ad alta efficienza energetica, la riconversione della flotta auto aziendale in auto elettriche o ibride, l’incentivazione delle politiche di smart working per ridurre i consumi della sede aziendale e per migliorare le politiche di mobility.
La formalizzazione nell’ambito di specifiche policy ambientali del proprio impegno per l’ambiente e delle regole strategiche e operative che guidano le iniziative in materia si registra nel 53% delle società e un ulteriore 26% dichiara che lo farà entro l’anno.
Anche i risultati attinenti alla S di Social esprimono un buon grado di attività da parte delle società aderenti all’indagine, con il 79% delle stesse che dichiara di aver adottato specifiche Linee Guida in materia di diversità e inclusione, il 58% che mappa il gender pay gap e il 26% che ha ottenuto o sta lavorando per ottenere la certificazione della parità di genere. La totalità delle rispondenti ha adottato forme di flessibilità dell’orario di lavoro e oltre l’80% politiche di welfare per i dipendenti. Grande attenzione è rivolta anche all’ambito sociale e per la valorizzazione del territorio in cui la società opera. Il 74% delle società ha avviato forme di sostegno di iniziative sul territorio, direttamente o per il tramite di associazioni no profit.
L’area riconducibile alla G di Governance mostra ulteriori e rilevanti passi avanti rispetto alla prima indagine, con riguardo all’inclusione dei principi e degli obiettivi di sostenibilità nei sistemi di governance, arrivando a coprire l’84% delle società rispondenti. Il 58% delle società ha introdotto nelle policy di remunerazione un collegamento fra la remunerazione dei dirigenti e gli obiettivi e le performance ESG. Inoltre, circa il 37% delle società ha incluso i profili e le competenze di sostenibilità fra i requisiti dei sistemi di valutazione di idoneità per gli esponenti aziendali e gli organi di amministrazione.
Con riferimento all’integrazione dei fattori ESG nei profili di business e risk management, quest’area continua a rappresentare quella con i maggiori cantieri aperti e con ampi margini di riflessione e sviluppo, nonostante i notevoli passi avanti registrati nel corso dell’anno. Il monitoraggio dell’impatto dei rischi climatici e ambientali sul proprio portafoglio crediti è svolto dal 74% delle società, con un diverso livello di estensione, contro il 35% della precedente rilevazione.
Le società contributrici hanno avviato l’integrazione della valutazione della clientela con i profili ESG per tutti i clienti contrattualizzati (37%), per le esposizioni presenti in bilancio (16%), per i clienti riconducibili ai settori a maggior rischio ESG (5%), per alcune tipologie di clienti, quali ad esempio la clientela coinvolta nell’operatività Reverse factoring e SCF o la clientela Corporate (21%). La fonte principale delle informazioni ESG sulla clientela è sempre rappresentata da Index provider esterni, anche se diverse società segnalano di aver avviato anche la costruzione di database interni basati su questionari di self assessment ESG erogati alla clientela.
Infine, l’indagine evidenzia una ancora limitata integrazione del catalogo prodotti con un prodotto factoring specifico ESG. Tipicamente si tratta di operatività reverse factoring o confirming. Si tratta di un profilo ad elevata complessità che richiederà la concentrazione dell’impegno nel prossimo periodo e che non può prescindere dai profili di ulteriore sviluppo digitale e tecnologico.