In un contesto, anche normativo, sempre complesso diamo credito e liquidità alle imprese
Nel nostro Paese la ripresa economica si sta consolidando, ad affermarlo è il Governatore della Banca d’Italia. Anche per il mercato del factoring si rileva, a partire dalla primavera di quest’anno, un deciso miglioramento dei volumi complessivi di mercato, come logica conseguenza dell’aumento di fatturato da parte del sistema produttivo. Si conferma così, ancora una volta, la funzione fondamentale, per certi versi unica, che il factoring svolge nei confronti del capitale circolante delle imprese. Ma permangono vincoli e ostacoli regolamentari, nonostante la stabilità e il basso rischio che il settore riesce a garantire
Nell’ultima Assemblea dell’Associazione Bancaria Italiana, il Governatore della Banca d’Italia Visco ha esordito segnalando che in Italia la ripresa economica si sta consolidando e, secondo le previsioni attuali, si rafforzerebbe con decisione nel secondo semestre, con valori intorno al 5 per cento, consentendo un recupero di oltre metà della caduta del prodotto registrata nel 2020, grazie soprattutto a una vivace dinamica degli investimenti.
Secondo Visco, “le favorevoli previsioni di crescita scontano l’ipotesi che le condizioni di accesso al credito si mantengano distese. Nei primi cinque mesi dell’anno in corso i prestiti hanno continuato ad aumentare a ritmi sostenuti, pur se in lieve rallentamento. La domanda di credito delle imprese, per la maggior parte assistito da garanzie pubbliche, ha riflesso, oltre a esigenze di ristrutturazione dei debiti e motivi precauzionali, l’intenzione di finanziare la ripresa degli investimenti”.
Come emerge dalla relazione del Consiglio sul mercato del factoring nel 2020/21, presentata alla nostra Assemblea annuale del 22 giugno scorso, l’industria italiana del factoring, che rappresenta una quota rispettivamente pari al 8,4% circa del mercato mondiale e al 12,4% del mercato europeo, ha fatto registrare nell’anno passato un turnover complessivo, per gli operatori aderenti all’Associazione, superiore a 227 miliardi di euro, con una riduzione in linea con il calo del fatturato industriale.
Nonostante la crisi pandemica, le sinergie fra factors e imprese di elevato standing hanno consentito il sostegno delle filiere produttive: il turnover generato dalla Supply Chain Finance nel 2020 è stato pari a oltre 22 miliardi di euro con una crescita del 20% sull’anno precedente.
Nella primavera di quest’anno si rileva un deciso miglioramento dei volumi complessivi di mercato, tradotto in una crescita positiva dal mese di aprile, che conferma la funzione fondamentale, per certi versi unica, che il factoring svolge nei confronti del capitale circolante delle imprese.
Ma il contesto giuridico e regolamentare ha favorito in questo periodo di difficoltà e crisi la clientela del factoring, costituita per lo più da imprese di piccola e media dimensione? La risposta è purtroppo decisamente negativa.
L’intervista al Presidente Galmarini, riportata in questo nuovo numero di Fact&News, testimonia i vincoli e gli ostacoli ad un ordinato svolgimento dell’attività di factoring, che derivano dall’estensione a quest’ultimo di regole e provvedimenti “pensati” per l’attività bancaria, che non tengono conto delle caratteristiche peculiari di questo strumento di asset based lending, basato appunto sull’acquisto di crediti commerciali, che sottendono logiche di regolamento tra imprese diverse rispetto a quelle relative ai finanziamenti bancari. A ciò vanno aggiunte le difficoltà del rapporto delle imprese fornitrici della PA e degli enti locali, sovente oggetto, specie negli ultimi tempi di proposte parlamentari che tendono a rendere ancora più complicato l’incasso dei crediti commerciali vantati verso il debitore pubblico, che già sconta vincoli incomprensibili, alcuni risalenti ai secoli scorsi, come è emerso anche dal webinar “La cessione di credito verso la PA: gli ultimi orientamenti della giurisprudenza”, organizzato recentemente dall’Associazione.
L’industria del factoring è e resta comunque sempre più stabile e competitiva rispetto alle banche
come è emerso anche da un importante studio scientifico, pubblicato dalla British Accounting Review (ha vinto anche il premio per il miglior paper in finanza del 2020), probabilmente grazie anche al fatto che la valutazione del rischio di credito ha caratteri peculiari e mette così in campo un vantaggio competitivo rispetto alle analoghe procedure poste in essere dalle banche (si veda al riguardo l’interessante documento sull’applicazione delle Linee Guida EBA Loan Origination & Monitoring all’attività di factoring, predisposto dall’Associazione in collaborazione con Ernst&Young e presentato in un recente webinar).
Resta una sfida da affrontare ed è quella, comune ad altri servizi finanziari, di un corretto utilizzo degli strumenti di finanza di impresa da parte della clientela, nella quale la conoscenza delle caratteristiche del factoring presenta certamente margini di miglioramento, che possono contribuire alla “buona finanza” a vantaggio del benessere collettivo.