Il factoring nel “never normal”: rischi, opportunità e prospettive per il 2024

L’economia globale nel 2023 ha registrato un avvio robusto, seguito da un brusco rallentamento a causa in particolare degli effetti delle misure restrittive di politica monetaria. Malgrado l’ottimismo dei mercati finanziari per un “soft landing”, persistono diversi rischi per la stabilità finanziaria e la crescita globale, in particolare derivanti dalle restrizioni monetarie, dal rallentamento in Cina e dalle persistenti tensioni geopolitiche. La politica monetaria si prevede rimanga restrittiva finché non saranno disponibili chiari segnali di duraturo attenuamento dell’inflazione: le politiche delle autorità monetarie iniziano tuttavia a mostrare segni di divergenza, con alcune regioni, come gli Stati Uniti e l’area Euro, dove il ciclo di rialzo dei tassi di interesse sembra aver raggiunto il proprio picco. L’inflazione in Europa cala, ma le previsioni restano elevate.

L’economia italiana è indebolita da una domanda interna fiacca. Le stime del PIL 2023 indicano una crescita modesta, seppure positiva, caratterizzata da un rallentamento nella produzione industriale e da una fiducia delle imprese in diminuzione. Le aspettative per il 2024 sono state ridotte rispetto ai mesi precedenti, posizionandosi tra +0,4% e +1%.

Prosegue la contrazione della liquidità delle imprese, che rimane comunque a livelli storicamente molto elevati. Nel corso dei primi nove mesi del 2023, il flusso di nuovi prestiti si è ridotto, ma le imprese italiane hanno sopperito grazie alla capacità di generare cassa internamente: l’accumulo di cassa, al netto dei prestiti, è tornato infatti positivo dopo le difficoltà incontrate nel 2022.

In relazione alla cospicua disponibilità di cassa e all’incremento nei costi del finanziamento, la domanda di nuovi prestiti da parte delle imprese appare in diminuzione, riflettendo in particolare l’aumento del livello dei tassi di interesse, il calo del fabbisogno per la spesa in investimenti fissi e il maggior ricorso all’autofinanziamento (Bank Lending Survey di ottobre 2023)[1].

In questo contesto, i prestiti alle imprese si sono contratti significativamente, in particolare nella componente a breve termine.

Nel corso del 2022, i prestiti a breve termine hanno supportato i fabbisogni delle imprese, in particolare connessi agli impatti sul capitale circolante della fiammata inflattiva in corso, tornando a mostrare rilevanti tassi di crescita sull’anno precedente nei primi 10 mesi dell’anno per poi rallentare progressivamente e passare in negativo nel corso del 2023.

Ad agosto 2023, il trend di contrazione dei prestiti appare ancora in corso.

[1] https://www.bancaditalia.it/statistiche/tematiche/moneta-intermediari-finanza/intermediari-finanziari/indagine-credito-bancario/index.html

La riduzione dei prestiti non pare essere conseguenza dell’inasprimento dei criteri di concessione da parte dell’offerta ma piuttosto di una minore propensione delle imprese a richiedere credito.

L’analisi dei margini disponibili in Centrale dei Rischi per le imprese conferma tale sensazione: tuttavia, l’approfondimento per classe di grandezza del fido (in linea di principio, una proxy ragionevole della dimensione dell’impresa debitrice) suggerisce come tale minore propensione sia, in particolare, evidente sulle imprese di maggiore dimensione, mentre le imprese più piccole stanno, al contrario, incrementando gli utilizzi. L’analisi suggerisce, altresì, che la cassa “in eccesso” sia concentrata nelle mani delle grandi imprese, che possono quindi selezionare le fonti di finanziamento con maggiore libertà.

Proprio le piccole e medie imprese, secondo l’Osservatorio fallimenti di Cerved, hanno registrato infatti nel corso del 2023 maggiori difficoltà nel pagare i propri debiti di fornitura e hanno contributo in modo significativo a trainare l’aumento dei fallimenti aziendali.

In questo contesto, il mercato del factoring italiano mostra, nei primi nove mesi dell’anno, una sostanziale tenuta dei volumi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e un calo degli anticipi e dei corrispettivi erogati più moderato rispetto alle soluzioni alternative.

Secondo le stime presentate da Assifact all’evento “Never normal? Il 2024 del factoring dopo pandemia e shock energetici” e discusse con il contributo di Massimiliano Belingheri (BFF e Presidente Assifact), Matteo Bigarelli (BPER Factor), Silvia Massaro (SACE Fct), Giuseppe Pignatelli (Banca Progetto) e Rony Hamaui (Università Cattolica di Milano), il settore chiuderà il 2023 con una crescita fra il -1,94% e il +1,10% e per il 2024 ipotizza uno sviluppo nuovamente positivo del turnover, pari al 3,38%, nel 2023 (+4,61% la media delle previsioni sul mercato formulate dagli Associati).

Il quadro emerso dal dibattito per il 2024 per il settore del factoring appare caratterizzato dall’incertezza: da un lato, la regolamentazione è in continua evoluzione e introduce sempre più vincoli sia in ambito prudenziale che nella regolamentazione dei rapporti commerciali (in particolare, con la prospettiva della Late Payment Regulation che può cambiare lo scenario per le imprese e di rilfesso per il factoring), rendendo sempre più evidente l’assenza di un vero level playing field in Europa. Dall’altro lato, resta incerta l’evoluzione dei principali fattori che influenzano la domanda di credito, ed in particolare la dinamica del rischio di credito, dei tassi d’interesse, della liquidità delle imprese.

Non mancheranno tuttavia le opportunità per il factoring: le grandi imprese mostrano una crescente domanda per operazioni pro soluto (IAS/IFRS compliant), anche senza notifica, e beneficeranno in modo proporzionalmente maggiore degli impatti del PNRR; le piccole e medie imprese affronteranno maggiori difficoltà di accesso al credito bancario, aprendo spazi per l’intervento dei factor. Resta elevata l’attenzione verso le operazioni di supply chain finance (in particolare, reverse factoring e confirming) in un percorso che le imprese di maggiori dimensioni hanno intrapreso, insieme ai loro fornitori, grazie alla maggiore sensibilità alle piattaforme tecnologiche e alle tematiche esg. Sul tema della sostenibilità, in particolare, le grandi imprese sono ormai sempre più consapevoli di non poter essere realmente “sostenibili” se non rendono “sostenibile” la propria filiera.