Concorrenza e stabilità nel settore del credito: banking vs. factoring
La concorrenza nel settore finanziario favorisce una più efficiente allocazione di risorse, stimola l’innovazione, ed è generalmente associata ad una maggiore qualità e minor costo dei servizi e prodotti offerti ai clienti.
Se i benefici per i clienti sono evidenti, non vi è altrettanta chiarezza e condivisione tra accademici ed operatori del settore (policy makers, regolamentatori, autorità di supervisione, etc.) se una maggiore competizione nel settore finanziario favorisca la stabilità complessiva del sistema finanziario o se, viceversa, incentivi una maggiore propensione al rischio degli intermediari, tesa a conseguire alti margini di profitto. Il dibattito sul tema è ulteriormente alimentato da una produzione scientifica non concorde sugli effetti che una maggiore competizione produce sulla stabilità del sistema finanziario.
Alla luce di ciò, il presente lavoro analizza se e come la relazione tra competizione e stabilità si modifichi per effetto della specializzazione degli intermediari finanziari. In dettaglio, il lavoro si concentra sul settore del factoring che rappresenta, insieme al credito commerciale, una fonte di finanziamento di grande importanza per le imprese in Europa.
Le domande di ricerca affrontate in questo lavoro sono pertanto le seguenti: la relazione tra concorrenza e stabilità delle società di factoring è analoga a quella delle banche commerciali? Una variazione del livello di competizione favorisce l’assunzione di rischi maggiori (ipotesi di concorrenza-fragilità) o minori (ipotesi di concorrenza-stabilità) da parte delle societa’ di factoring? Si tratta di quesiti di primaria importanza poiché consentono di comprendere i meccanismi alla base della stabilità in un ecosistema finanziario eterogeneo caratterizzato da diversi attori finanziari più o meno specializzati in un determinato prodotto o servizio.
Ai fini dell’analisi della relazione tra rischio e concorrenza nel mercato del credito italiano, il presente lavoro si avvale di un modello econometrico panel-data con effetti fissi, per tener conto sia delle caratteristiche intrinseche degli intermediari che del trend macro-economico. In secondo luogo, è stato adottato un modello Vector AutoRegression (VAR) per analizzare come le variabili che misurano il rischio di ciascun intermediario rispondano a variazioni degli indici di competitività. Concentrandoci sull’Italia (uno dei più grandi mercati di factoring e bancari in Europa) e utilizzando un unico set di dati, il campione analizzato comprende 707 osservazioni nel periodo 2008-2015.
Il lavoro giunge a quattro risultati principali: 1) vi è un legame positivo tra il potere di mercato delle imprese e la stabilità nell’industria del credito (sia nel factoring che nelle banche) a sostegno della visione della fragilità della concorrenza; 2) le società di factoring sono (in media) più stabili delle banche nell’industria del credito italiana, 3) l’ipotesi “concorrenza-fragilità” è più debole nel settore del factoring che in quello bancario; 4) le risposte all’impulso delle variabili di rischio alla variazione del grado di concorrenza, e viceversa, mostrano principalmente modelli significativi per l’industria del factoring.
In conclusione, le società di factoring appaiono mediamente più stabili delle banche e la loro stabilità aumenta quando la concorrenza diminuisce coerentemente con l’ipotesi “concorrenza-fragilità”.
Estratto da: Degl’Innocenti, M., Fiordelisi, F., & Trinugroho, I. (2019). Competition and stability in the credit industry: banking vs. factoring industries. British Accounting Review 137(1), 42-71. https://doi.org/10.1016/j.bar.2019.03.006