Oggi, il mercato del factoring a livello globale è, prevalentemente, un mercato domestico. Eppure, il rapporto fra factoring e commercio internazionale è sempre stato, storicamente, stretto e fecondo.
Si può dire che il factoring (o, almeno, la sua versione più arcaica) sia nato proprio per rispondere alle esigenze di supporto all’esportazione espresse, oltre cinque secoli fa, dalla fiorente industria tessile londinese, i cui mercanti commerciavano con tutto il mondo allora conosciuto. A quei tempi, il commercio internazionale richiedeva tempi lunghi e presentava numerosi rischi, generando nei produttori il bisogno di anticipare gli incassi, proteggersi dai rischi e ricevere aiuto nella riscossione. Cinque secoli più tardi, tutto ciò suona ancora molto familiare alle imprese che esportano e, in particolare, alle imprese italiane.
Negli ultimi dieci anni, le esportazioni italiane sono cresciute in termini di volume, con un breve rallentamento nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19, ma con una forte ripresa nel biennio 2021-22, superando la performance dei competitor internazionali.
La letteratura accademica ha analizzato ampiamente il fenomeno dell’internazionalizzazione, concentrandosi sul legame tra accesso al credito e commercio estero, soprattutto per le PMI. Queste imprese devono affrontare costi fissi significativi per l’ingresso nei mercati internazionali, come la raccolta di informazioni, l’adattamento del prodotto e la creazione di reti distributive, favorendo così le aziende più grandi e produttive.
Non solo: un rischio chiave del commercio internazionale è naturalmente il rischio di credito commerciale, ovvero la possibilità che un cliente estero non adempia ai pagamenti. Per mitigarne gli effetti, il sistema finanziario ha sviluppato strumenti di trade finance, tra cui lettere di credito e soluzioni per il regolamento in open account (ovvero senza garanzie bancarie), ormai prevalenti nel commercio internazionale. La maggior parte delle transazioni globali avviene oggi in open account e questa quota, secondo gli esperti, sembra destinata a crescere nei prossimi anni.
In questo contesto, il factoring internazionale assume un ruolo sempre più rilevante come strumento di supporto alle imprese esportatrici e, non a caso, negli ultimi anni ha mostrato una dinamica ben più favorevole del mercato domestico e ha accresciuto fortemente la sua rilevanza rispetto al mercato complessivo, superando il 25% del turnover totale con 73 miliardi di euro di volumi.
La crescita delle esportazioni di merci italiane, la crescente domanda di transazioni in open account da parte degli acquirenti internazionali e, di conseguenza, il crescente fabbisogno degli esportatori italiani di anticipare i flussi finanziari e garantire il buon fine della transazione sembrano prefigurare un terreno fertile per un ulteriore sviluppo del factoring internazionale.
Esso, infatti, rappresenta un valido complemento rispetto ai tradizionali strumenti documentari utilizzati nelle transazioni internazionali grazie alla capacità del factor di intervenire sia gestendo direttamente la relazione con l’impresa importatrice che coinvolgendo un altro factor operante nel Paese dell’impresa importatrice nell’ambito del cosiddetto “2-factor system”.
Per approfondire ulteriormente il ruolo del factoring internazionale e il potenziale di questo strumento nel nostro Paese, Assifact ha avviato un progetto di ricerca, in collaborazione con SACE e con un gruppo di Associati, che mira ad esaminare le caratteristiche della domanda e dell’offerta di tale segmento di mercato, i modelli di business e l’impatto di questo strumento sulla crescita.
I primi risultati dell’analisi evidenziano alcuni elementi particolari interessanti per comprendere la tematica:
- il mercato italiano del factoring è oggi orientato a intervenire nelle transazioni internazionali prevalentemente attraverso il canale diretto piuttosto che attraverso il 2-factor system.
- Nel canale diretto, l’assicurazione del credito si rivela un partner fondamentale per la gestione dei rischi connessi a tale operatività.
- Anche nel contesto del factoring internazionale la flessibilità e la tempestività degli interventi risultano un fattore cruciale per il successo dell’operazione.
- Il factor non si sottrae ad operazioni legate a forniture complesse verso acquirenti in paesi in via di sviluppo, adattando contratti e operatività alle caratteristiche peculiari della fornitura e ricorrendo a specifiche forme di garanzia.
- Restano tuttavia critiche le differenze di natura legale fra i diversi paesi, in particolare riguardo alle modalità per rendere opponibile la cessione al debitore e ai terzi.
Questi punti rappresentano solo un assaggio dei contenuti della ricerca: il lavoro proseguirà nei prossimi mesi con ulteriori attività finalizzate a descrivere il mercato anche in termini quantitativi e a valutare i fattori di trasmissione dell’impatto benefico del factoring internazionale sulle imprese. Il rapporto di ricerca verrà presentato il 16 ottobre 2025 in un apposito evento ospitato da Unicredit Factoring: nel mentre, Assifact pubblicherà periodicamente su Fact&News alcune anticipazioni: stay tuned!