Alessandro Ricco ci racconta la rivoluzione ESG nel mercato del factoring
Alessandro Ricco è Head of Trade and Working Capital Italy in Barclays Bank e Vicepresidente Assifact, dove è anche membro del Comitato Esecutivo e Presidente della Commissione Marketing e Comunicazione.
Lo abbiamo incontrato per raccogliere le sue riflessioni e le sue intuizioni su come i temi ESG impattano e impatteranno sul mondo del factoring
Nel contesto macroeconomico attuale, caratterizzato anche dalla crisi derivante dal Covid-19, l’interesse degli investitori e degli operatori di mercato si sta orientando verso le tematiche di sostenibilità. Inoltre, le questioni ambientali stanno assumendo un ruolo centrale anche a livello italiano, tanto da essere incluse tra le sei missioni del Recovery Plan. Che tipo di approccio è stato adottato da Barclays per adeguarsi al trend emergente dell’ESG e quali iniziative sono state avviate per la transizione a una finanza sostenibile?
È ormai da tempo che le aziende come la nostra sono alle prese con il modo di concretizzare le buone intenzioni ESG in azioni pratiche e misurabili. Il miglioramento concreto è stato generalmente più facile da realizzare e misurare per quanto riguarda la Governance e, sempre di più, l’Environment. La ‘S’ di ESG, la dimensione sociale, è stata effettivamente messa a fuoco nel 2020. Lo scorso anno ci ha presentato tantissime sfide sociali impreviste, che hanno dato però l’opportunità di dimostrare in modo tangibile cosa significa per una banca essere “buona per la società”.
Il nostro impegno è di impiegare la finanza in modo responsabile per sostenere le persone e le imprese, agendo con empatia e integrità, supportando l’innovazione e la sostenibilità, per il bene comune e a lungo termine. Crediamo che il sostegno dato durante la pandemia Covid-19 ai nostri clienti e a tutti i colleghi, così come i fondi messi a disposizione delle comunità di tutto il mondo, diano prova che Barclays è in grado di trasformare le proprie dichiarazioni di intenti in azioni concrete.
Abbiamo anche fatto notevoli progressi nel nostro programma ambientale. La nostra ambizione è di essere “net zero” entro il 2050 e il nostro impegno è quello di allinearci agli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima.
Indubbiamente, le sfide degli ultimi mesi hanno fornito un’opportunità per considerare i giusti ingredienti di una buona politica e prassi ESG. Il primo è senz’altro il coinvolgimento di ciascuno di noi, la convinzione individuale che ognuno deve agire e pensare in modo sostenibile. Il secondo ingrediente è di tipo organizzativo: quando si vuole davvero mettere in pratica il proprio scopo aziendale in modo efficace, lo stesso deve essere guidato tanto dal basso verso l’alto quanto dall’alto verso il basso. Diventa fondamentale avere un codice di condotta condiviso da tutti che sia pietra di paragone della propria cultura, agendo come una guida di riferimento nelle azioni quotidiane di ognuno di noi: il nostro Barclays Way per quanto ci riguarda.
Infine, teniamo sempre presente che niente è statico. Le frontiere di ciò che costituisce un approccio ESG significativo ed efficace per un’azienda cambiano continuamente.
Dal suo punto di vista, quali possono essere le principali leve strategiche da adottare per la transizione ESG?
Poiché credo che il percorso verso una trasformazione sostenibile sia già tracciato, mi sembra che ora il punto sia identificare in che modo tale trasformazione possa avvantaggiare contemporaneamente sia le aziende sia, in generale, tutti gli stakeholder. Se a tale obiettivo, già di per sé ambizioso, aggiungiamo il fatto che la pandemia di Covid-19 sta spingendo le organizzazioni a rivedere la propria strategia, è chiaro che ci troviamo davanti a una sfida eccezionale.
Ma questa sfida, difficile, è anche un’occasione unica, irripetibile. I governi europei sono pronti a investire enormi quantità di denaro per accelerare la ripresa economica e farlo in modo sostenibile. Questa è senz’altro un’opportunità di portata storica.
Ciò premesso, mi sembra evidente che la transizione ESG andrà valutata e gestita diversamente a seconda del settore e dell’industria di riferimento. Naturalmente, i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite hanno una validità globale, riguardano e coinvolgono tutti i Paesi e le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico. Ma ciascun operatore, ciascuna istituzione si concentrerà su quegli obiettivi che risultano più significativi nel proprio settore di appartenenza.
In generale, penso però che alcuni fattori saranno comuni a tutti.
Sicuramente, una leva strategica fondamentale in qualunque business si baserà sull’innovazione tecnologica. La diffusione della tecnologia digitale nelle aziende, infatti, ne migliorerà anche la performance ESG.
Così come il coinvolgimento di tutto il management aziendale che, in funzione del proprio livello e delle proprie responsabilità, dovrà guidare la trasformazione all’interno dell’impresa.
Dal punto di vista del factoring, invece, quali possono essere gli obiettivi strategici da perseguire nel processo di transizione ESG?
L’evoluzione del quadro normativo ESG impone anche al mondo del factoring di individuare non solo quale sarà l’impatto della normativa sul business ma anche quali saranno le opportunità che verranno a crearsi. Gli attori del settore sanno bene, per esempio, che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha destinato investimenti importanti a iniziative orientate alla “rivoluzione verde” e alla “transizione ecologica”.
Anche il nostro business dovrà affrontare diverse sfide a breve e nel medio-lungo termine, per recuperare lo slancio dopo la pandemia e per sfruttare in modo efficiente e tempestivo spazi di crescita presenti in specifici segmenti di mercato. In generale, possiamo affermare che andrà adottata una strategia integrata, in grado di coniugare la crescita del business e la solidità finanziaria dell’impresa con la sostenibilità sociale e ambientale, creando valore nel lungo periodo.
Dovremo porci l’ambizioso obiettivo di usare l’approccio ESG per creare valore sia per gli operatori del factoring sia per le imprese cedenti. Infatti, gli intermediari creditizi e finanziari e, dunque, tutti coloro che operano in ambito factoring, si pongono in maniera duplice verso le tematiche della sostenibilità.
Da una parte, in quanto imprese, le società di factoring dovranno agire su se stesse, al proprio interno, contribuendo al conseguimento di qualcuno dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, ciascuna a seconda delle sue dimensioni e caratteristiche.
Penso per esempio alla riduzione dell’impatto ambientale, al contributo alla crescita economica, alle pari opportunità, al sostegno alla comunità locale. Dall’altra parte, le società di factoring avranno un “ruolo ESG” anche verso l’esterno, verso le imprese cedenti e verso i debitori ceduti. Proprio recentemente, la Commissione Europea ha adottato un pacchetto per la finanza sostenibile in cui si prevede, tra l’altro, che le società finanziarie includano la sostenibilità nelle loro procedure e nella loro consulenza ai propri clienti. È un processo ancora in divenire, ma mi sembra che le caratteristiche ESG delle imprese cedenti e cedute, anche in un’ottica di filiera, andranno misurate e prese in considerazione. Quelle ESG compliant, o con potenzialità ESG, andranno in qualche misura valorizzate.
L’adozione di un approccio ESG da parte degli operatori del factoring può quindi rappresentare un’opportunità di creazione di valore?
Per gli operatori del factoring è possibile azionare alcune leve di valore ESG che possono portare a benefici rilevanti se correttamente indirizzate.
Per esempio, possiamo stabilizzare e aumentare la base clienti, possiamo ampliare il catalogo prodotti e diversificare i rischi attraverso la selezione e la valutazione di imprese cedenti ESG compliant, nonché attraverso il consolidamento delle relazioni con la clientela attualmente servita che presenti caratteristiche aderenti al framework ESG. Tutto questo può portare l’operatore di factoring a un miglioramento del suo posizionamento strategico.
Inoltre, per discutere proficuamente con i clienti e creare nuovi prodotti in ambito ESG ci vorranno competenze completamente diverse, che stravolgeranno il mondo del lavoro.
Quindi la ‘P’ di people, uno dei cinque principi fondamentali dello sviluppo sostenibile, sarà centrale anche per noi. Il coinvolgimento del capitale umano non riguarderà solo la responsabilizzazione delle persone ma anche la valorizzazione delle professionalità.
Un’altra importante opportunità è senz’altro rappresentata dalla crescita reputazionale. La gestione del rischio reputazionale è un valore imprescindibile per ogni intermediario finanziario e tale gestione risulterebbe avvantaggiata da scelte quali, per esempio, la concessione del credito a imprese provviste di certificazione ESG o l’incremento della propria visibilità sul mercato grazie a un miglior posizionamento strategico.
Infine, non dimentichiamo che l’allineamento con quanto richiesto dal framework regolamentare, nel cui solco gli operatori del factoring si muovono sempre, in prospettiva potrebbe garantire l’accesso a sussidi dedicati e a vantaggi fiscali.
La necessità per le imprese di conformarsi al framework ESG, pur sostenendo i costi di adeguamento necessari, potrebbe rappresentare un’opportunità di crescita del business e della base clienti?
È difficile prevedere quali saranno gli impatti sul business del factoring dell’integrazione dei fattori ESG all’interno delle organizzazioni. I singoli operatori dovranno incorporare i fattori e i rischi ESG nell’ambito delle proprie strategie, nei processi interni e nella struttura di gestione dei rischi. Verosimilmente, sarà opportuno adeguare il catalogo prodotti in modo da conservare il mercato attualmente servito e attrarre nuova clientela. Ampliare il catalogo prodotti e adeguare i prodotti esistenti a obiettivi ESG potrebbe, infatti, espandere il bacino clienti. Gli interventi possibili sono diversi, dal design di prodotti innovativi alla definizione di una struttura di pricing che introduca un meccanismo di incentivi ESG-driven.
Il ricorso a prodotti sviluppati nell’ambito di trend emergenti come il Fintech può rappresentare un facilitatore per l’integrazione dei fattori ESG a livello di business?
Risulterà centrale garantire a livello di ciascun attore coinvolto e di filiera la sinergia con i principali trend emergenti e impattanti quali il Fintech, a cui si potrà ricorrere in qualità di facilitatore verso una transizione ESG.
La spinta all’innovazione tecnologica è peraltro già molto forte nel mercato del factoring, che negli ultimi anni ha mostrato un grande fervore con le nuove piattaforme digitali, le quali hanno consentito semplificazioni nell’onboarding di clienti e crediti, integrazioni con i gestionali dei clienti, agevolazioni nei flussi informativi fra cedente, cessionario e debitore ceduto, e sinergie con più fonti di informazioni a supporto delle valutazioni di rischio.
La propensione evolutiva del settore sarà, quindi, fondamentale anche nel processo di transizione ESG. I possibili vantaggi includono l’incremento dell’efficienza e dell’efficacia del processo di gestione del credito e un accesso al credito più agevole e diffuso.
Quali possibili sfide vede in ambito factoring nel processo di adeguamento al framework ESG?
Le sfide non mancheranno di sicuro! Anche se probabilmente non identiche per tutti i gli operatori, bensì variabili in funzione di dimensione, localizzazione, l’essere o meno parte di un gruppo bancario. E anche in funzione della sensibilità del top management sul tema. Sarà, innanzitutto, necessario riflettere sulla governance e sui processi aziendali, in modo da assicurare un’adeguata consapevolezza della centralità dei fattori ESG negli organi di amministrazione e di gestione. Bisognerà immaginare un robusto framework di gestione dei rischi ESG in coerenza con la strategia di business, finalizzato a identificare, misurare e monitorare l’impatto di tali rischi. Ma non solo. Occorrerà monitorare il profilo di rischio del portafoglio clienti tenendo in considerazione anche i fattori ESG. Insomma, ci aspetta un periodo denso di impegni e di occasioni, come spesso accade nei momenti di svolta. Ma sarà una svolta per il bene comune e a lungo termine, dunque senz’altro estremamente motivante.