Dalla crisi alla fase di rilancio per Trevi con il supporto del factoring
Gruppo Trevi, una realtà di eccellenza del panorama imprenditoriale italiano del settore Costruzioni e Infrastrutture, si racconta e ci racconta come è riuscito a superare la crisi finanziaria e ad approdare alla fase di rilancio anche grazie al factoring, divenuto ora strumento per accelerare la crescita
Conosciamo, grazie all’incontro con Massimo Sala, CFO di Trevi Group, una realtà di eccellenza del panorama imprenditoriale italiano del settore Costruzioni e Infrastrutture, a cui dobbiamo la possibilità di ammirare ancora, ad esempio, la Torre di Pisa e il campanile di San Marco a Venezia. Parliamo di un gruppo nato a Cesena nel 1957, che conta circa 65 società ed è presente in circa 90 paesi, con dealer e distributori, e che è riuscito a superare un periodo di crisi finanziaria anche attraverso il factoring.
Il Gruppo Trevi, la cui capogruppo Trevi – Finanziaria Industriale Spa è quotata alla borsa di Milano dal 1999, opera a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo a 360 gradi attraverso le due controllate Trevi e Soilmec: la Divisione Trevi realizza opere di fondazioni speciali, consolidamenti di terreni e lavori geotecnici per ogni genere di infrastruttura (metropolitane, dighe, porti e banchine, ponti e viadotti, linee ferroviarie e autostradali, edifici industriali e civili) e mette in sicurezza siti inquinati; la divisione Soilmec progetta, produce e commercializza macchinari, impianti e servizi per l’ingegneria del sottosuolo.
L’internazionalizzazione e, soprattutto, l’integrazione e l’interscambio continuo tecnologico e di processo tra le due divisioni Trevi e Soilmec che consentono di sviluppare e mettere a punto soluzioni innovative in grado di risolvere problemi geotecnici alquanto complessi, rappresentano le principali ragioni del successo del Gruppo Trevi.
Fra i tanti i progetti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del settore ricordiamo per esempio: il consolidamento della Torre di Pisa, le opere di fondazione del nuovo World Trade Center di New York, il recupero della Costa Concordia, il consolidamento della diga di Wolf Creek in Usa, il consolidamento dell’argine LPV-111 di New Orleans distrutto dall’uragano Katrina, la nuova metropolitana (Cityringen) di Copenaghen, il centro direzionale Four Frankfurt di Francoforte, la nuova linea della metropolitana di Parigi, le fondazione del nuovo ponte di Chacao in Cile (che risulterà il più lungo del Sud America), la messa in sicurezza della Diga di Mosul in Iraq (che le è valso il DFI Outstanding Project Award nel 2022) e le opere di fondazione per l’avveniristico progetto NEOM – The Line in Arabia Saudita.
I ricavi del Gruppo Trevi, al termine del 2023, si attestavano a quasi 600 milioni di euro, presentando un’ampia diversificazione geografica in tutti i cinque continenti, con quote rilevanti in Middle East e Asia (29%) e Stati Uniti e Canada (22%).
Nei primi anni 2000 la società decise di ampliare il proprio business entrando nel settore dell’Oil&Gas (sviluppando alcune tecnologie sperimentate nel settore fondazioni), sia in Italia che all’estero. Tale scelta strategica si rivelò molto sfidante e impegnativa dal punto di vista finanziario, anche a causa del crollo del prezzo del petrolio nel corso del 2015/2016. Iniziò nel 2017 una crisi finanziaria che richiese una prima importante fase di ristrutturazione finanziaria che costrinse l’azienda a riportare il focus della propria attività sul core-business delle fondazioni e a un aumento di capitale realizzato nel maggio 2020, e successivamente, a causa dei problemi generati dalla diffusione della pandemia, ad affrontare una seconda ristrutturazione del debito con un ulteriore aumento di capitale completato nel gennaio 2023. Oggi il Gruppo Trevi si riconferma come uno dei leader mondiali nel settore delle fondazioni speciali.
Durante il periodo della crisi e nelle fasi di negoziazione con i vari istituti finanziari nel percorso di ristrutturazione del debito, “il gruppo ha sempre proseguito in maniera efficace le proprie attività operative acquisendo contratti, producendo ricavi e ottenendo buoni margini industriali”; afferma il CFO di Trevi Group Massimo Sala aggiungendo come “il factoring sia stato uno strumento fondamentale in tale contesto, permettendo di ottenere nuova finanza aggiuntiva, rispetto al credito bancario tradizionale, per coprire necessità temporanee di cassa e gestire opportunamente il capitale circolante“.
“Sul mercato finanziario però non è stato facile trovare un player di supporto”; infatti, sottolinea lo stesso Sala “illimity è stata capace di analizzare e comprendere la nostra operatività e le specificità dei contratti sottostanti del nostro Gruppo a livello internazionale, valorizzandoli e tutto questo ha permesso di avere un approccio che definirei “win-win””.
L’operazione scelta è stata quella del factoring pro soluto, concesso nell’ambito complessivo dell’accordo di risanamento per ottenere nuove linee di credito addizionali, senza appesantire ulteriormente l’indebitamento bancario e consentendo una migliore gestione del capitale circolante, e l’ingente necessità di liquidità, da ottenere in tempi brevi, ha portato la società a smobilizzare sovente anche i propri crediti IVA.
Oggi il periodo di crisi finanziaria risulta essere superato, tanto che il Gruppo può ritenersi in una fase di rilancio aziendale, dopo essere tornato in utile e aver performato anche sopra le attese nel 2023 e le previsioni per l’anno in corso sono sostanzialmente in linea con il piano industriale, grazie a importanti acquisizioni di contratti nell’ultimo esercizio.
“Dopo una fase del ciclo di vita dell’azienda in cui il factoring ha permesso di continuare a performare e proseguire la propria attività industriale”, sottolinea ancora il Dott. Massimo Sala “oggi lo strumento può consentire, attraverso la sua flessibilità, di andare ancora più veloci gestendo con estrema efficacia il proprio capitale circolante.”
I punti di forza dello strumento del factoring, conferma l’Head of Factoring di illimity Franco Marcarini, sono “la velocità nei tempi di risposta, la capacità di adeguare e calibrare il prodotto ai singoli momenti che l’azienda attraversa e il rapporto di fiducia reciproco, elementi che anche in questo caso sono stati indubbiamente le chiavi del successo di questa operazione”.